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Napoli e Marsiglia, gemelle diverse

Napoli e Marsiglia, gemelle diverse

Due identità uniche e forti, ma anche tante similitudini. Una sorellanza naturale.

Marsiglia è la Napoli francese? O Napoli è la Marsiglia d’Italia? Certo hanno punti in comune, a dispetto degli oltre mille chilometri di strada che le separano. Entrambe popolari, difficili e bellissime, allegre e drammatiche, pazze per il calcio e per la pizza. Entrambe Sud, orgogliose di esserlo.

Sono perfino vittime degli stessi stereotipi: in un immaginario ampiamente diffuso, napoletani e marsigliesi parlano a voce alta, gesticolano moltissimo e guidano in modo scriteriato.

Marsiglia e Napoli finalmente gemellate. O quasi

Il 13 settembre la Giunta comunale del capoluogo partenopeo ha votato l’accordo di gemellaggio tra Napoli e Marsiglia. Il 18 ottobre il Consiglio comunale di Marsiglia ha deliberato nello stesso senso. E nel giro di qualche mese i Sindaci delle due città sottoscriveranno formalmente il patto che darà il via all’effettiva collaborazione tra le due città e all’organizzazione di un insieme di iniziative bilaterali: temi portanti, il mare e le giovani generazioni.

L’accordo siglato sembra un passo naturale, si legge nelle comunicazioni ufficiali del Comune di Marsiglia. “Il suo obiettivo è quello di rafforzare i legami tra le due città e promuovere gli scambi nei settori dell’economia, della cultura, della solidarietà, dell’istruzione e della ricerca, dell’ambiente e dello sviluppo urbano sostenibile”. In questi termini, il gemellaggio Napoli-Marsiglia ha dell’imprescindibile.

Mediterraneo, il Mare Nostrum di Napoli e Marsiglia 

Prima di ogni altro fattore, è la geografia ad accostare Marsiglia e Napoli: quasi un’ovvietà.

Entrambe affacciano sul Mar Mediterraneo, una sulla costa meridionale della Francia, l’altra su quella sudoccidentale dell’Italia: oltre ad aver giocato un ruolo chiave nella caratterizzazione climatica, il Mare Nostrum ha avuto e continua ad avere un impatto significativo sullo sviluppo di entrambi i centri.

In particolare, già durante l’antichità, la nevralgicità delle rispettive posizioni geografiche ha fatto di Marsiglia e Napoli importanti crocevia di merci, genti e saperi: l’incrociarsi delle rotte marittime ha contribuito alla ricchezza economica e alla diversità socioculturale che hanno modellato, nel tempo, le identità dei due centri.

Le due città, inoltre, sono costruite su terreni montuosi: Marsiglia è circondata dalla catena delle colline e dal massiccio dei Calanques, mentre Napoli si stende lungo la baia racchiusa tra il Vesuvio e il mare. Nell’uno e nell’altro caso, i panorami sono spettacolari.

Marsiglia e Napoli, che storie!

Tra le due città oggi gemellate non poche affinità si rintracciano anche in una prospettiva storica. Entrambe, per cominciare, affondano le radici nel mondo greco. Marsiglia fu fondata dai Greci Focesi intorno al 600 a.C. con il nome di Massilia e subì un’influenza significativa da parte dell’Impero Romano, mentre Napoli fu fondata come Partenope – come ci ricorda Sorrentino – nell’VIII secolo a.C. prima di diventare a sua volta una colonia romana.

Per secoli, i due poli urbani hanno svolto un ruolo importante come città portuali commerciali, seppure in periodi diversi. Marsiglia è stata un fulcro del commercio mediterraneo sotto l’Impero Romano e nel Medioevo, mentre il capoluogo partenopeo, in quanto capitale del Regno di Napoli, ha esercitato una grande influenza durante il periodo di dominio spagnolo.

La storia di entrambe le città, inoltre, è stata segnata da molteplici presenze straniere. Marsiglia ha subito invasioni romane, visigote, saracene e, in seguito, il dominio del Regno di Francia. Napoli è stata dominata da greci, romani, normanni, spagnoli e napoleonici: apporti che, in entrambi i casi, hanno plasmato un patrimonio culturale ricco e variegato.

Due città con un passato condiviso: la Seconda guerra mondiale

“Condividendo legami storici, culturali e geografici, queste due grandi metropoli dell’arco latino hanno contribuito allo sviluppo del commercio, dell’arte e della scienza nel corso dei secoli, creando un’atmosfera di scambio e collaborazione. Condividono un patrimonio comune, plasmato dai loro porti storici e strategici, che sono stati catalizzatori dello sviluppo economico, culturale e umano fin dall’antichità”, sintetizza ancora la Mairie di Marsiglia. “Inoltre, soprattutto fino agli anni ‘60, decine di migliaia di napoletani hanno arricchito Marsiglia, portando con sé talento, energia e passione”.

Sacrosanto. E a quest’ultimo proposito vale la pena di offrirsi un paio di letture per inquadrare un passato comune.

Il primo spunto è un volume pubblicato nel 2015, Marseille la Napolitaine di Michel Ficetola (edizioni Massaliotte Culture). L’autore – marsigliese di origine napoletana – delinea le identità delle due città e le loro connessioni attraverso le testimonianze dei marsigliesi discendenti da immigrati napoletani.

La seconda lettura, più breve e più recente, è l’articolo Marsiglia la “petite Naples”: quegli emigrati partenopei dimenticati da Roma e Parigi – La storia (mal raccontata) dei napoletani nella città francese che furono deportati dai nazisti e contribuirono alla resistenza contro Hitler – di Raffaele Romano, uscito un paio di anni fa su La Voce di new York.

La Piccola Napoli di Marsiglia

Una pagina particolarmente dolorosa della storia degli immigrati napoletani a Marsiglia riguarda la Petite Naples marseillaise, la Piccola Napoli di Marsiglia: durante la Seconda guerra mondiale era chiamato così il quartiere di Saint-Jean, in virtù del fatto che più della metà dei suoi abitanti era originaria di Napoli o del Napoletano.

Tra il gennaio e il febbraio 1943, il Vieux-Port di Marsiglia fu teatro di atrocità inenarrabili nell’ambito della cosiddetta Operazione Sultano, su ordine di Hitler e con la collaborazione delle autorità e della polizia francesi, sotto l’egida del maresciallo Pétain.

Il 22 e 23 gennaio, con il rastrellamento dell’Opéra, furono colpiti gli ebrei. Il giorno successivo fu la volta della Petite Naples: tutti i suoi abitanti – oltre 20mila persone – vennero espulsi e le loro case saccheggiate. In 12mila furono evacuati, portati alla stazione di Arenc e fatti salire con la forza sui vagoni bestiame diretti al Campo di Fréjus. E pochi giorni dopo i 1.500 edifici della Piccola Napoli marsigliese furono fatti saltare in aria.

Una ferita mai chiusa sulla quale, in ogni caso, l’attenzione è ancora accesa: nel 2019 Parigi ha aperto un’indagine preliminare per crimini contro l’umanità.

Due identità forti e un guaio in comune

Tanto Napoli quanto Marsiglia hanno un’identità netta e decisa: oltre che città, si potrebbe dire, sono dei veri e propri brand o, quantomeno, vengono vissute e percepite come tali. A partire dal punto di vista linguistico ed espressivo.

Il napoletano, come sappiamo, è una vera e propria lingua, ampiamente utilizzata nella vita quotidiana. Il parler maseillais, a sua volta, si tramanda da una generazione all’altra e continuano a praticarlo anche i più giovani. Parente stretto del dialetto provenzale, è però di fatto una declinazione della lingua francese, di cui pure utilizza parole ed espressioni, non di rado con significati anche completamente diversi da quelli “ufficiali” di Parigi.

Inoltre, il marsigliese ha contratto prestiti dalle lingue dei popoli con cui la città è entrata in contatto: il suo vocabolario ha subito l’influenza delle ondate di immigrazione successive, mutuando parole italiane, arabe, corse, caló (una lingua mista di lingue romanze e del Romani parlata dai Rom iberici) e persino comoriane.

In ogni caso, un sottile ma robusto filo linguistico lega Napoli e Marsiglia. Ad esempio, l’espressione marsigliese “Oaï!” – che significa frastuono, confusione – deriva dall’italiano guaio, e con ogni probabilità dalla versione napoletana uaio.

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