Urbes et Orbis
Imposti la città di partenza e quella di destinazione, scegli mezzo di traporto e tipo di viaggio, e calcoli quanto tempo ci vuole, anzi ci voleva, per andare da un punto all’altro dell’impero romano. Non è Google Maps e nemmeno ViaMichelin, ma per certi versi è perfino più sofisticato.
Si tratta di Orbis, lo Stanford Geospatial Network Model of the Roman World che ricostruisce tempi e costi di una vasta gamma di tipologie di viaggio nell'antichità.
Alla base, una versione semplificata della gigantesca rete di città, strade, fiumi e corsi d'acqua che rendeva possibili gli spostamenti attraverso l'Impero Romano intorno al 200 d.C. e oltre.
Napoli-Aix-en-Provence: 10 giorni da casello a casello
Abbiamo provato Orbis, ci siamo divertiti un mondo e ci siamo resi conto che non ha senso prendersela per qualche chilometro di fila in autostrada.
In luglio – Orbis tiene conto anche della stagione – il percorso più veloce da Neapolis (Napoli) ad Aquae Sextiae (Aix-en-Provence) è di 1146 chilometri e dura 10,1 giorni.
Quanto al tragitto, conviene viaggiare via terra fino a Populonium (Populonia, in Toscana) e poi imbarcarsi per arrivare a Massilia (Marsiglia), ma con tappa in Corsica, data l’autonomia di navigazione limitata; dalla città focese si raggiunge la meta con un ulteriore tratto di terraferma. Ma il viaggio più breve (1016 chilometri) è tutto via terra e costeggia il Tirreno fino a Forum Iulii (Fréjus) per poi addentrarsi verso Aix; piccolo particolare, ci si impiegano 33,4 giorni, più del triplo del tempo!
E il costo? È legato al peso trasportato e dipende dal mezzo. Un esempio? Viaggiare a dorso di mulo costa meno che muoversi su un carro.
Dimmi dove vai, ti dirò quanto ci vuole
Tarentum-Vappincum, cioè Taranto-Gap, d’inverno? Nella migliore delle ipotesi, 33 giorni e mezzo, passi alpini compresi. Panormus-Nemausus (Palermo-Nîmes) in primavera? 12 giorni scarsi: per mare si va più veloci, anche se tocca fare tappa a Carthago (Cartagine) e affrontare le insidie del mare aperto.
Da Patavium (Padova) ad Arausio (Orange) si fa più presto facendo il giro largo: in nave fino a (Rimini), via terra fino a (Pisa), di nuovo via mare lungo la Costa Azzurra – che non era ancora stata inventata – e rientro in terra ferma all’altezza delle foci del Rodano, quando il mare arrivava a lambire Arelate (Arles). 17,1 giorni in tutto.
Dove si può andare e cosa si può fare con Orbis
Orbis, il modello realizzato dalla Stanford University, è riuscito a localizzare e connettere tra loro 632 siti, la maggior parte dei quali sono insediamenti urbani, ma anche importanti promontori e passi di montagna, e copre quasi 10 milioni di chilometri quadrati di spazio terrestre e marittimo. I porti marittimi sono 301. La rete stradale di base comprende 84.631 chilometri di strade o sentieri, integrati da 28.272 chilometri di fiumi e canali navigabili.
1026 rotte marittime, molte delle quali documentate da fonti storiche, collegano 513 coppie di località in entrambe le direzioni, e sono integrate da collegamenti costieri a corto raggio tra tutti i porti e alcune rotte di medio raggio. La loro lunghezza totale è in media di 192.810 chilometri, ma varia mensilmente perché tiene conto delle condizione meteorologiche, così come varia la velocità di marcia del viaggio fluviale – fattibile su due tipi di imbarcazioni diverse – legata alla forza delle correnti dei fiumi.
Proprio come sui Gps contemporanei impostiamo “evita i pedaggi”, infine, su Orbis si possono disabilitare alcuni tipi di strade, corsi d’acqua, o la navigazione in mare aperto.
Morale della Storia
Orbis, nato per scopi di ricerca e educativi, diverte e fa riflettere. Il che, a nostro avviso, non è un ossimoro. E se – tra una riforma della scuola e l’altra – la Storia si insegnasse anche cosi?
Forse sarebbe più interessante che mandare a memoria teorie infinite di battaglie e nomi di condottieri, o episodi come quelli che ebbero per protagonisti Muzio Scevola e Cornelia madre dei Gracchi. Oltre al cosa e al quando, ci aiuterebbe a capire qualche perché.
Simona Mazzolini
Prova Orbis, The Stanford Geospatial Network Model of the Roman World. La versione più aggiornata è disponibile su Google Chrome ed Explorer.
Immagine della testata: veduta aerea di Arles © Lionel Roux