Se fosse nato a Marsiglia, Alessandro Manzoni non avrebbe dovuto inventarsi granché per l’ambientazione dei suoi Promessi sposi. Almeno uno degli ingredienti chiave del capolavoro manzoniano, infatti, aveva già lasciato tracce profonde anche qui, a partire dalla peste nera del XIVesimo secolo: la prima di una lunga serie.
Il muro che voleva fermare la peste
Una delle epidemie più feroci arrivò a Marsiglia via mare da Oriente, nel 1720, annidata nei tessuti preziosi che si trovavano a bordo del Grand Saint Antoine. E si propagò anche via terra, lungo la Provenza, per due anni, avanzando inesorabilmente al ritmo – si stima – di 45 chilometri al mese.
Gli abitanti del Comtat Venaissin tentarono di fermarla costruendo una barriera di 27 chilometri, tanto imponente quanto inutile: una muraglia alta due metri e spessa 60 centimetri che partiva da Lagnes e arrivava a Taillades, con tanto di garitte per riparare le sentinelle, per poi trasformarsi in fossato, con la stessa funzione di frontiera, nella valle del Calavon e fino alla Durance.
Se i soldati non lasciavano passare nessuno, però, bastò un’azione di contrabbando perché il virus scavalcasse il muro. La peste si diffuse nel Comtat e le sorti della ‘barriera’ si rovesciarono con un altrettanto insensato ‘passaggio di proprietà’; nell’agosto 1721, quando il morbo aveva ormai raggiunto Avignone, Apt che stava dall’altra parte era finalmente riuscita a sbarazzarsi della malattia: ai soldati del Comtat Venaissin si sostituirono quelli delle truppe francesi, e il divieto di attraversamento cambiò direzione di 180 gradi.
Si andò avanti così fino al 1723, quanto la peste fu finalmente debellata – dopo essersi lasciata alle spalle 163.500 morti, tra una parte e l’altra del muro – e la muraglia venne presto dimenticata e lasciata al suo destino.
Dell’inutilità del costruire muri e della bellezza dei monti del Vaucluse
Che cosa ci resta di tutta questa vicenda? La conferma del fatto che nulla è più inutile che innalzare muri tra le persone: l'attualità ci insegna che il rispetto e il buon senso sono molto più efficaci. E un bellissimo sentiero, che costeggia per più di tre chilometri il famigerato confine, reso percorribile dall’impegno dell’associazione Pierre Sèche en Vaucluse. I suoi membri, infatti, hanno cominciato a far riemergere la muraglia (sono 6 i chilometri già riportati alla luce) e le strutture che ne facevano parte, offrendo agli amanti delle passeggiate un sentiero storico che attraversa i monti del Vaucluse.
Percorribile in un paio d’ore o poco più di tragitto poco impegnativo, il sentiero lungo il muro con le sue garitte, a circa 900 metri di altitudine, schiude scorci bellissimi e inusuali sui panorami circostanti, dalla piana del Vaucluse al monte Ventoux.
Non ci resta, quindi, che ringraziare i volontari che hanno reso possibile tutto questo. Se vi viene voglia di andarli a trovare, potete contattarli attraverso l’associazione. Scoprirete che la pietra a secco, tipica di queste parti, ne ha di storie da raccontare…
Association Pierre sèche en Vaucluse
a Cornette, route du Pigeolet, Plan de Saumane, Saumane (Vaucluse)
+33 (0)6 24 31 36 58