Un’estate in Provenza – di Rose Bosch, protagonisti Jean Reno e Anna Galiena, 2014 – è uscito in Italia il 13 aprile 2016.
Avis de Mistral
Il film, il cui titolo originale è Avis de Mistral, è ambientato in una fattoria della Provenza, circondata da una campagna piacevolmente battuta dal mistral.
Siamo nel cuore delle Alpilles: chi frequenta questa parte delle Bouches du Rhône non stenterà a riconoscere qualche angolo di Paluds-de-Noves, Mouriès, Maussane e, ancor più, Eygalières. È questo, infatti, il villaggio che Rose Bosch, originaria di Avignone, ha scelto per girare numerose scene del film, coinvolgendo gli abitanti come comparse. E anche Jean Reno deve apprezzare la zona, visto che pare nutra una vera e propria passione per l’olio d’oliva, tanto da coltivarlo lui stesso.
Un treno per la Provenza
Il nonno Paul (Jean Reno), in compagnia della nonna Irène (Anna Galiena), coltiva ulivi in Provenza. Vanno a trascorrere le vacanze estive da loro i tre nipoti: i due adolescenti Léa e Adrien, e il piccolo Theo nato sordomuto.
La scena iniziale si apre con il viaggio in treno (sottofondo musicale la sempre stupenda Sound of silence di Simon e Garfunkel) dei tre ragazzi che da Parigi si recano in Provenza dove sono affidati alle cure dei nonni dalla loro madre. Questa, infatti, prossima alla separazione, si sta recando a Montreal per il dottorato.
Il nonno in un primo momento appare burbero e scontroso, e i disagi della campagna (soprattutto per i collegamenti e le connessioni problematiche per cellulari e computer) non daranno da subito una bella impressione ai nuovi arrivati. Tuttavia, ma man mano che la relazione tra nipoti e nonno si approfondirà, entrambe le parti scopriranno i rispettivi lati ignoti (e migliori) dando il via ad un affetto condiviso.
Incontro/scontro tra generazioni. Chi manca?
Il film è un affresco di famiglie e di formazione condito dal classico incontro/scontro tra generazioni. La generazione Y, o dei Millennials, che si confronta con la generazioni che l’hanno preceduta che, nel caso di questi nonni, è la generazione Hippies.
E poi c’è la generazione “assente”, quella dei genitori, che nel film compaiono solo in maniera episodica e la cui mancanza avvertono molto forte in particolare i due adolescenti. Una situazione familiare forse non rara e quindi una scelta non casuale da parte della regista, di rappresentare così questa generazione “di mezzo” che, almeno in questa estate provenzale, delegherà ai nonni la propria funzione genitoriale.
Ma, anche in questo caso, lo scontro ben presto lascerà il posto a una felice scoperta di affetti reciproci e fino ad allora inesplorati.
Provenza, con una sfumatura di america anni '80
Il film è anche un racconto di formazione, di una progressiva maturazione, tra innamoramenti e disillusioni, che si compie proprio durante questa estate vissuta lontano dalla metropoli, dai suoi ritmi frenetici e dai rituali e abitudini, e nella quale la ridente bellezza della campagna provenzale faciliterà la scoperta di emozioni e sentimenti.
In alcuni momenti, in particolare nelle scene di revival dei nonni hippy, viene in mente il film americano (a mio parere sempre bellissimo) Il grande freddo. Ma, essendo questa storia condita in salsa provenzale, risaltano più le note solari e anche divertenti, rispetto a quelle nostalgiche e dalle atmosfere talvolta anche un po’ cupe di una certa filmografia americana anni ’80 che ha fatto dell’impegno sociale e politico una riconoscibile cifra stilistica.
Dunque, senza dubbio un film da vedere e godere, in tutte le stagioni, anche quando l’estate è trascorsa.
Franca Grosso