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Provenza da leggere: ''Il canto del Mistral''

Provenza da leggere: ''Il canto del Mistral''

Due uomini, un gatto e un ritrovamento misterioso. Ma è la Provenza che si racconta.

Il canto del Mistral, un romanzo di calcare e ocra

“Un'epopea fantastica, un'ode a una fantasticheria di calcare e ocra”, lo ha definito la critica alla sua uscita in Francia. L’autore “restituisce la forza di una terra piena di miti, che risuona e prolunga il regno magico dell'infanzia. Questa forza non è altro che quella della bellezza, e ci vogliono interpreti come questi per ricordarci il potere di questa maestosità”.

Il titolo in questione è Il canto del Mistral, pubblicato in Italia per i tipi di Alter Ego (traduzione di Camilla Diez): il romanzo di esordio di Olivier Mak-Bouchard, enfant du pays cresciuto nel Luberon e attualmente di stanza a San Francisco.

Olivier Mak-Bouchard

Il pubblico francese ha tributato a Il canto del Mistral (titolo originale Le Dit du Mistral, pubblicato da Le Tripode) un’accoglienza calorosa. La critica lo ha premiato con il Prix Première Plume 2020, il Prix des Rencontres à Lire de Dax 2020 e il Prix du Livre Cogedim Club 2021. Dopo di che, Mak-Bouchard ha già sfornato altri due romanzi, Le Temps des Grêlons (2022) e La Ballade du Feu (2023): aspettiamo la traduzione.

Una storia intrisa di Provenza

Il canto del Mistral è un eccellente romanzo su un segreto nascosto, custodito da un muro di pietre e argilla in piena campagna nella zona di La Crau, in Provenza.

Dopo una notte martoriata da violenti temporali, un uomo sente bussare alla porta: è Monsieur Sécaillat, il vecchio contadino vicino di casa. Cosa può aver spinto questo signore anziano, schivo e avaro di parole, a raggiungerlo nonostante la pioggia continui a sferzare la terra, e a rivolgersi a un altro essere umano?

Tra due ciliegi comparve l’Ussaro, che si autoinvitò, sgambettando tra i nostri passi a piccole falcate. Sécaillat intavolò una conversazione con lui, chiedendogli dove avesse passato la notte e se avesse cacciato i topi. L’Ussaro gli rispose miagolando, a ogni domanda, come se capisse.

Monsieur Sécaillat vuole mostrargli qualcosa e lo conduce accanto al campo di ciliegi che separa le due proprietà: una porzione consistente di un antico muro a secco è crollata, spazzata via dalle piogge torrenziali e dal ristagno dell'acqua. Tra le macerie, l'argilla e il fango, affiorano qua e là misteriosi frammenti di manufatti di epoche lontane.

Incuriositi dalla scoperta, i due uomini si chiedono se sia il caso di avvisare le autorità o di effettuare essi stessi uno scavo, e finiscono per trasformarsi in archeologi dilettanti, ignari del fatto che la decisione creerà tra loro un legame inaspettato e sconvolgerà le loro vite.

Li accompagna e talvolta li precede l’Ussaro, il gatto dalle zampe nere che getta uno sguardo curioso e molto felino sulla strana accoppiata di umani.

Una vicenda che si rifà alla storia della nascita del Mistral, il vento di libertà che soffia sulla Provenza.

Che romanzo è Il canto del Mistral

Il canto del Mistral è l'inizio di un viaggio, un romanzo sull'amicizia e sulla trasmissione, su ciò che abbiamo ereditato dalle generazioni passate e su ciò che vogliamo trasmettere a quelle future.

È una storia sul rifiuto di dimenticare, un invito alla vita dove si intrecciano storie, leggende e sogni. Come una finestra affacciata sulla terra di Provenza, la narrazione si apre su un universo che si rifà a quelli di Jean Giono e Henri Bosco, Alphonse Daudet e Frédéric Mistral. Scrittori dei quali Mak-Bouchard è evidentemente un ammiratore e, secondo più d’uno, anche l’erede.

La sua scrittura limpida si esprime con tutta la naturalezza di un abitante del luogo, facendo de Il canto del Mistral un romanzo che attiva tutti i cinque sensi, denso e generoso, veloce e schietto, radicato nei paesaggi e nel linguaggio del Midi.

Il Luberon somigliava a una grossa coperta blu di metilene sopra un letto sfatto.

La profonda conoscenza delle tradizioni provenzali da parte di Monsieur Sécaillat è la chiave per avvicinare il lettore allo spirito dei luoghi.

Al di là del piacere di seguire il filo narrativo, l’effetto che genera il romanzo è quello di camminare con il vento in faccia, annusando gli odori di una Provenza che sa di garriga e di terra umida dopo la pioggia.

Il gatto Ussaro