Simone de Beauvoir, marsigliese suo malgrado
1931. Abilitata all’insegnamento della filosofia, Simone de Beauvoir riceve un incarico al Lycée Montgrand, un liceo femminile di Marsiglia (13 Rue Montgrand, nel VI arrondissement). Per un anno, più che marsigliese d’elezione, la futura figura del pantheon intellettuale di Francia sarà marsigliese suo malgrado: lontano da Parigi (una lontananza geografica, ma soprattutto culturale), lontano da Jean-Paul Sartre, a sua volta in “trasferta” a Le Havre, in Normandia, anche lui per una cattedra. Si scriveranno ogni giorno.
Eppure, Marsiglia lascerà un segno, un segno profondo, nella sua vita. Così come lei – scrittrice, saggista, filosofa e incarnazione del femminismo – lascerà un segno profondo nella società del suo tempo e nel pensiero occidentale.
In tutta la mia vita non ho vissuto nessun momento particolare che possa essere definito "decisivo"; ma alcune occasioni sono diventate così cariche di significato, a posteriori, che si distinguono dal passato con la stessa chiarezza con cui sono stati vissuti i veri grandi eventi. Ripensandoci, ritengo che il mio arrivo a Marsiglia abbia segnato una svolta completamente nuova nella mia carriera
Marsiglia vista dalla Gare Saint-Charles, la prima impressione
Del suo anno a Marsiglia, de Beauvoir scriverà molto tempo dopo in L'età forte (La Force de l'âge, 1960), il secondo dei suoi libri di memorie. E racconterà la città fin dal suo arrivo alla Gare Saint-Charles.
Avevo lasciato la valigia al deposito bagagli e mi fermai in cima allo scalone. “Marsiglia", mi dissi. Sotto il cielo azzurro, piastrelle inondate di sole, buche d'ombra, platani dai colori autunnali; in lontananza, colline e l'azzurro del mare; dalla città si levava una voce con l'odore dell'erba bruciata e la gente andava e veniva nelle strade buie. Marsiglia. Ero lì, sola, a mani vuote, separata dal mio passato e da tutto ciò che amavo, con lo sguardo rivolto alla grande città sconosciuta in cui mi sarei ritagliata la mia vita giorno per giorno senza aiuto
Marsiglia, i luoghi di Simone de Beauvoir
La ventitreenne Simone abiterà in una più che modesta stanza in affitto non lontano dalla Gare; unici pregi, un prezzo abbordabile e un grande tavolo per lavorare. Agli occhi della giovane parigina, Marsiglia si rivelerà inesauribile:
Sia nel quartiere medievale, con i suoi vicoli e le sue scalinate, sia giù al mercato del pesce, sia tra i rumori clamorosi del Porto Vecchio, c'era sempre qualche nuovo aspetto della vita a riempire i miei occhi e le mie orecchie
Frequenterà la Canebière, il Café Cintra del Vieux Port, la Taverne Charley di Boulevard Garibaldi e i caffè di Place de la Préfecture. E descriverà il suo rapporto con la città in questi termini:
Me ne innamorai a prima vista. Mi sono arrampicata su ogni roccia e ho frugato in ogni stradina secondaria; ho respirato l'odore del catrame e dei ricci di mare morti giù al Porto Vecchio, mi sono mescolata alla folla lungo la Canebière, e mi sono seduta nei viali alberati e nei giardini pubblici, e nelle piazzette tranquille dove l'odore peculiare di provincia delle foglie morte eclissava l'odore del vento di mare
A Marsiglia, de Beauvoir coltiverà soprattutto il dialogo con sé stessa, che diventerà esplorazione dei luoghi ed esplorazione interiore, alla ricerca di quell’autodeterminazione che la accompagnerà lungo l’intera esistenza.
Marsiglia, avamposto verso la Provenza
Nei giorni liberi dagli impegni scolastici, la domenica e il giovedì, la giovane si avventurerà per ore e ore in lunghe passeggiate fuori città, tra i Calanchi, Cassis, La Ciotat e anche più lontano, fino a Valensole, al massiccio del Luberon, alla campagna attorno a Aix-en-Provence e alla montagna Sainte-Victoire. Camminerà per decine di chilometri, sfidando passaggi difficili, mettendosi anche fisicamente alla prova.
Escursionista sui generis, delle sue uscite in solitaria racconterà soprattutto la natura, la vegetazione, i paesaggi e la loro capacità di sorprenderla. L’amore per le passeggiate all’aria aperta maturerà qui. Una passione che...
mi salvò, quell'anno, dalla noia, dai rimpianti di tutte le malinconie e trasformò il mio esilio in una festa