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Ho ragioni per credere che questo sarà un lungo soggiorno

Ho ragioni per credere che questo sarà un lungo soggiorno

I quadri scritti di Van Gogh. “Abbiamo delle notti molto belle qui, e io ho una continua febbre di lavoro”, dichiara Vincent al fratello Theo.

Vincent Van Gogh si stabilisce in Provenza nella primavera del 1888. Nel suo epistolario con il fratello Theo racconta del posto e del suo lavoro come un tutt’uno quasi inestricabile. Lo dichiara senza mezzi termini, la sua ispirazione è strettamente connessa alla suggestione che i luoghi gli suggeriscono e che lui definisce “una specie di febbre”.

Il 9 aprile 1888 da Arles scrive:

Sono di nuovo in pieno lavoro, sempre frutteti in fiore. L’aria qui mi fa decisamente bene (…). Ho un nuovo frutteto, che è bello come un pescheto rosa, sono degli albicocchi di un rosa molto chiaro(…). Mi occorre anche una notte stellata con dei cipressi, oppure sopra un campo di grano maturo; abbiamo delle notti molto belle qui, e io ho una continua febbre di lavoro

A riprova che la sua passione per il posto non ritiene sia un innamoramento fugace il 4 maggio mette nero su bianco:

So bene che non è possibile prevedere quanto ci si può fermare in un posto, tuttavia ho molte ragioni per credere che questo sarà probabilmente un lungo soggiorno

Il motivo (o uno dei tanti) è il clima, la luce, i colori, esaltati da condizioni meteorologiche e climatiche per lui (nato in Olanda) molto favorevoli, seppur difficili per chi, come lui, lavora en plain air.

Qui penso spesso a Renoir e al suo disegno puro e netto. È proprio così che qui gli oggetti e le persone appaiono nella luce chiara. Abbiamo moltissimo vento e mistral, attualmente tre giorni su quattro, però sempre col sole, ma comunque difficile lavorare all’aperto

I suoi soggetti, però, non sono solo natura, mare, cieli stellati. Celebre anche il suo figurativo, in quello stile così speciale che connota le sue opere in maniera inequivocabile. L’attenta osservazione delle persone e il carattere artistico della gente del posto viene fuori nella lettera del 4 maggio:

Se la gente è di una ignoranza crassa per quanto si riferisce alla pittura in generale, pure sono molto più artisti che nel nord a proposito di se stessi e della loro vita. Ho visto delle figure certamente belle quanto quelle di Goya e di Velazquez. Sanno infilarti una nota rosa nel costume nero, oppure cambiare un insieme bianco, giallo, rosa, oppure verde e rosa, oppure ancora blu e giallo, nel quale non c’è niente da cambiare dal punto di vista artistico. Seurat troverebbe delle figure di uomini molto pittoreschi, nonostante i loro costumi moderni

Franca Grosso

Van Gogh, Lettere a Theo, Guanda