La leggerezza del filo di ferro
«Pesa di più un chilo di piume o un chilo di ferro?» ci chiedevano da bambini? E noi, ingenui saputelli, cadevamo puntualmente nel tranello. Non sarebbe andata così se avessimo passato l’infanzia a Gordes, dove il filo di ferro di Marie Bossée è più leggero di una piuma.
Ma andiamo per gradi, anzi, per gradini. Due brevissime rampe dietro una piccola porta al limitare del villaggio conducono all’atelier di Marie: una stanza, una finestra che la illumina e apre lo sguardo sulla piana sottostante, e, all’interno, tante curiose figure filiformi che giocano alle ombre cinesi con il bianco grezzo delle pareti.
Un mondo di forme
Le creazioni/creature di questa artista – cresciuta sotto il sole della Drôme, passata per Parigi e atterrata in Provenza per saziare quel bisogno irrefrenabile di tranquillità e di luce tipico di chi ha vissuto al Sud – popolano un mondo fantastico e multiforme.
Poggiate sui pochi piani presenti, calate dall’alto o ancora solo abbozzate sul tavolo da lavoro, sono figure naturalistiche, zoomorfe, antropomorfe, astratte... Figure mai uguali, per forma e grandezza. Geometrie irregolari delle quali non sempre è facile indovinare se hanno due dimensioni o tre.
Le mani di Marie
Mentre si racconta, Marie Bossée muove con naturalezza le mani, il suo strumento di lavoro più prezioso, modellando un filo quasi senza guardare. «Ho studiato alla scuola alberghiera», ci spiega, «e mi è rimasto l’amore per gli oggetti che si usano in cucina». Lo confermano, tutt’intorno, tazze, teiere, bicchieri, cucchiai – rigorosamente in filo di ferro – inutilizzabili se non per contenere bevande immateriali e mescolare pozioni invisibili.
«A usare le mani ho imparato a Parigi: dopo aver fatto la mannequin per 16 anni, ho lavorato nella decorazione, ho dipinto, ho frequentato l’ambiente della scenografia cinematografica: è così che ho conosciuto molti materiali, ho preso dimestichezza con i volumi, ho imparato le tecniche per realizzare le forme più svariate; alla ricerca della combinazione più efficace tra creatività e manualità, ho perfino seguito un corso per saldatori. E poco a poco ho capito che il filo di ferro era il mezzo che stavo cercando». Marie è ancora a Parigi, i suoi primi pezzi sono lampadari e forme di luce per illuminare lo spazio cui vive. Poi, poco a poco, le mostre, i riscontri sulla stampa...
Fuga da Parigi e ritorno nel Midi
La capitale è troppo grigia e troppo fredda, per Marie, ragazza del Sud, e per far crescere il figlio che nel frattempo è nato. Così fa le valige e torna nel Midi. Trova l’atelier in paese e una casa a qualche chilometro, in mezzo alla campagna e a una natura alla quale si avvicina sempre di più. Non per caso, negli ultimi tempi il filo di ferro di Marie è “contaminato”: nella natura raccoglie semi, piccoli rami secchi, spighe, licheni essiccati, e li combina con il suo materiale d’elezione, rendendolo ancora più aereo e leggero.
Dall’atelier di Marie Bossée si possono portare via le cose più diverse: un palloncino, una spirale, una libellula… oppure si può commissionare un pezzo speciale, grande come una tenda, un paravento, una cornice per un quadro o uno specchio, una scultura... Sono quelli che a Marie danno più soddisfazione, perché c’è dietro un incontro: «Le pièces sur commande nascono da uno scambio di idee e di visioni con il committente, spesso da una visita all’ambiente in cui saranno collocate. Lo spazio, i volumi», ci spiega, «sono una pagina bianca alla quale ispirarsi».
Il mantra della pagina bianca
L’idea della pagina bianca è un leit motif della vita di Marie. Ha chiamato così anche il suo B&B, “La page blanche”, un gîte e una chambre d’hôtes in campagna, dov’è la sua casa. Ma per lavorare con il filo di ferro preferisce l’atelier: «A casa mi lascio prendere da mille distrazioni, mi piace passare tempo in cucina e prendermi cura degli ospiti, mi sveglio con l’idea di realizzare qualcosa e finisce che faccio una torta di albicocche».
A Gordes villaggio, invece, Marie si concentra, tanto più che è consapevole della difficoltà di dominare il suo materiale: «Quando cominci hai in mente un’idea, ma non sai mai cosa uscirà finché la realizzazione non sarà finita: il filo prende curve e pieghe tutte sue, non si lascia domare facilmente». Alla fine della nostra chiacchierata, il filo di ferro tra le mani di Marie è diventato un cane, ma non è l’animale che realizza più spesso.
Insetti e altri animali
Un elefante si dondolava / sopra un filo di una ragnatela / trovando la cosa molto interessante / va a chiamare un altro elefante. / Due elefanti si dondolavano...
Lei ama soprattutto gli insetti e gli uccellini, quelli che popolano la campagna intorno alla sua casa provenzale, ma ha scoperto che «alle persone piacciono moltissimo gli elefanti. Una volta me ne hanno commissionato uno enorme da mettere all’esterno di una casa…».
A noi viene in mente un motivetto che ci cantavano da bambini e pensiamo che nelle mani di Marie potrebbe prendere forma.
In cerca di Marie
Se avete voglia di andare a curiosare nell'atelier di Marie Bossée a Gordes, lo trovate in route Neuve, proprio sotto la posta: sulla facciata della casa un'enorme passiflora vi darà il benvenuto. Un consiglio? Avvisate Marie del vostro arrivo con una telefonata (+39 (0)6 08 48 90 65) o una mail (mairebosseecrea@orange.fr) per essere sicuri che, al momento della visita, non sia a casa a sfornare una delle sue torte alle albicocche.