Elisabetta, che da Alessandria stava venendo a trovarci a Saint-Rémy-de-Provence, chiamò al telefono e disse, nell’ordine:
- "ho deciso di non prendere l’autostrada" (tutto normale, fa sempre così);
- "mi sono persa" (idem);
- "ci sono dei cervi enormi sul bordo della strada" (no, Elisabetta non beve, specie quando sta per mettersi al volante).
La ‘scoperta’ di Viapac
Non ci stupimmo, abituati ai percorsi della nostra amica a 30 km/h per strade fuorimano e ai suoi arrivi in piena notte solo perché, una volta calato il buio, diventa impossibile guardarsi intorno: altrimenti, non arriverebbe mai prima del mattino dopo. Ma quella volta era accaduto qualcosa che ancora non sapevamo, né lei, né noi: per caso aveva imboccato Viapac, la via per l’arte contemporanea che collega Caraglio in Italia a Digne-les-Bains in Francia, passando per il Colle della Maddalena (per gli amici transalpini Col del Larche).
I cervi nei quali si era imbattuta Elisabetta sono una delle installazioni permanenti che si materializzano (ma a volte occorre scendere dall’auto e andare loro incontro) lungo questa strada, tutte frutto di una cooperazione internazionale affidata a Regione Piemonte e Associazione Marcovaldo di qua dal confine, e al Département des Alpes de Haute-Provence e alla Réserve Naturelle Nationale Géologique de Haute-Provence dall’altra parte.
Viapac, i luoghi e gli artisti
Partendo dall’Italia, le opere d’arte s’incontrano a Vinadio, Roccasparvera, Moiola, Demonte, Aisone (siamo in Valle Stura) e poi, una volta in territorio francese, a Col de Larche, Saint Vincent les Forts, Seyne les Alpes, Le Vernet, Vière, nella Valle della Bléone e nella Valle del Bes. Un’operazione culturale per la promozione dell’arte contemporanea e del territorio transfrontaliero il cui risultato è a disposizione di chi abita queste valli e di chi ha il piacere di attraversarle.
Il progetto Viapac ha coinvolto artisti di Paesi diversi: lungo il tratto italiano hanno lavorato David Mach, Paolo Grassino, Pavel Smith, Pascal Bernier e Victor Lopez Gonzalez; nel territorio delle Alpi di Alta Provenza, Stéphane Bérard, Mark Dion, Joan Fontcuberta, Paul-Armand Gette, Richard Nonas, David Renaud e Jean-Luc Vilmouth.
I siti di Viapac in Italia
Al Forte Albertino di Vinadio s’incontrano I Giganti di David Mach (Regno Unito): più di tre metri e mezzo di acciaio e fibra dipinta.
Nel minuscolo villaggio di Castelletto, a Roccasparvera, c’è la Conchiglia di Pascal Bernier (Belgio), scultura in alluminio lucidato di 180 centimetri di diametro.
La sala del museo comunale Centro Saben di Moiola ospita Il contrabbandiere d’immagini di Victor Lòpez Gonzàlez (Spagna), installazione video, foto e light box.
Alla tappa successiva vediamo svettare nel Giardino Boreli Rinascimentale mentale a Demonte, scultura in marmo, bronzo e ottone di Pavel Schmidt (Svizzera).
Ad Aisone – è qui che Elisabetta "ha visto i cervi" – l’italiano Paolo Grassino ha lasciato la sua opera plastica Incursioni, sette cervi 220 ×250 ×80 distribuiti tra il centro del paese e la cima di una collina sovrastante.
I siti di Viapac in Francia
L’opera al Col del Larche è appena di là dal confine (nelle fotografie si vede il cartello): si tratta della Tavola-rilievo di David Renaud (Francia), un vero e proprio inno plastico al paesaggio.
Al forte di Saint Vincent les Forts si può vedere Come un nucleo, Viaggio dello spirito di Jean Luc Vilmouth (Francia): è una miniatura del Fort Vauban realizzata dopo un sorvolo della fortificazione vera con il deltaplano.
In una cella del forte di Seyne si trovano un orso addormentato e alcuni attrezzi agricoli: è La prigione dell’orso che dorme di Mark Dion (USA); d’inverno l’orso esce dalla sua cella per essere portato nel bosco, dove resterà in letargo fino alla primavera.
A Le Vernet, in pieno centro del complesso turistico Lou Passavous, possiamo accomodarci a uno dei tavoli da pic-nic dei Mille plaueaux-repas [letteralmente, i pasti sul vassoio che si consumano nei self-service o sugli aerei, ma il gioco di parole che ironizza su un’opera degli intellettuali francesi Gilles Deleuze e Félix Guattari è intraducibile, ndr] di Stéphane Berard (Francia).
Le valli del Bès e della Bléone sono costellate dagli Idropitechi di Joan Fontcuberta (Spagna): incisioni nella roccia che raffigurano questa specie di ominide acquatico vissuto durante il Miocene.
In corrispondenza del piccolo borgo abbandonato di Vière e sulle pendici circostanti s’incontra invece Edge-stones di Richard Nonas (USA); l’opera è in realtà un insieme: nella vecchia chiesetta di pietra, la cui progressiva rovina è stata arrestata, è possibile fermarsi per la notte, mentre lunghe file di pietre bianche squadrate (le edge-stones, appunto) collegano diversi punti del villaggio e delle sue frazioni.
Il lavoro più esteso (anche nel nome) è Dai capelli di Venere agli splendori della notte. Proposta transettale da Digne-les-Bains a Auzet e viceversa di Paul-Armand Gette (Francia); si tratta di un percorso lungo il quale l’autore suggerisce un particolare modo di guardare: installando un tipo di pannelli normalmente utilizzati in fitosociologia, indicizza nove diversi punti in prossimità di una linea ideale che collega le due località, in modo da attirare l’attenzione su altrettanti particolari paesaggistici che altrimenti potrebbero sfuggire allo sguardo.
Non fate come Elisabetta, portatevi una mappa
Certo, potete fare come Elisabetta, muovervi in funzione del paesaggio, di un colore o di un particolare che catturano la vostra attenzione: le installazioni disseminate lungo Viapac potrebbero sbucare all'improvviso dietro a una svolta o apparire dal nulla alla fine di una discesa.
Ma non è detto che il gusto della sorpresa basti a risarcirvi di tutte le opere che rischiereste di lasciarvi sfuggire. Per questo vi suggeriamo di partire muniti del ‘catalogo-mappa’ che potete trovare sul sito Alpes-de-Haute-Provence Tourisme, l’Agenzia di sviluppo dell’omonimo Dipartimento. Bilingue, vi aiuterà anache a comprendere le intenzioni espesse dagli autori attraverso le rispettive opere e a comporendere la valenza territoriale dell'intero progetto.
Arte contemporanea nelle Alpi di Alta Provenza
Viapac non è né il primo né il solo progetto culturale dedicato all’arte contemporanea nelle Alpi di Alta Provenza. Chi è interessato a questo tipo di espressione artistica e ha voglia di far proprio il mood elisabettiano del regalarsi tempo ha solo da percorrere il Dipartimento in lungo e in largo prevedendo qualche sosta. Potrà ammirare, tra l’altro:
- i Rifugi d’Arte di Andy Goldsworthy e le Tracce di Herman de Vries a Digne, nell’ambito della collezione del museo Gassendi;
- le vetrate di David Rabinovitch, sempre a Digne les Bains;
- le vetrate di Aurélie Nemours a Salagon;
- le vetrate di Padre Kim En Joong al monastero di Ganagobie;
- i mobili di Bernar Venet nella cappella Saint Jean a Château Arnoux;
- la via crucis di Agathe Larpent nella chiesa di Jausiers.
Simona Mazzolini