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Tony Ramos, uno yankee in Provenza

Tony Ramos, uno yankee in Provenza

Perché un artista americano di fama internazionale sceglie di stabilirsi nel cuore delle Alpilles?

Anthony Ramos, una nuova giovinezza nelle Bouches du Rhône

Chi è Anthony Ramos? E perché un artista americano di fama internazionale sceglie di stabilirsi in un antico mas provenzale nel cuore delle Alpilles? Andiamo con ordine, una cosa alla volta.

Di origini capoverdiane, Anthony Ramos – “ma qui tutti mi chiamano Tony, calcando bene l’accento sulla y” – ha attraversato mezzo mondo e lasciato parecchie tracce prima di scegliere questo lembo delle Bouches du Rhône per vivere la sua ennesima giovinezza.

Tony Ramos, Autoritratto per il mio 79° compleannno

A dispetto degli anni e delle sue tante esperienze, che lo hanno visto associare sperimentazione artistica e battaglie civili appassionate, Tony è un giovanotto in odore di ottantina che sprigiona una gran voglia di vivere e contagia con il suo buon umore tutti quelli che ha attorno. Da Eyguières – dove risiede – a Eygalières – dove è uno dei personaggi più emblematici di una vivace comunità internazionale che si è formata spontaneamente nel villaggio ingrandendosi poco a poco grazie al passa-parola – tutti lo conoscono e tutti si fermano volentieri a scambiare qualche parola con lui: quando la sera arriva l’ora di rientrare, per Tony la “strada verso casa” diventa lunghissima.

Tony Ramos, gli strumenti di lavoro e il paesaggio della Provenza sullo sfondo

La parabola di Tony Ramos, che ha fatto due volte il giro del pianeta

Spostamenti di Google Maps traccia sulla mappa la linea ideale che collega i luoghi toccati in base alla cronologia delle posizioni. Se fosse esistito nel 1944, Tony gli avrebbe dato parecchio filo da torcere.

Nato a Providence, Rhode Island, studia pittura alla Southern Illinois University e ottiene un master al California Institute of the Arts, dove è assistente di Allan Kaprow. La sua lunga carriera artistica – tra performance video e pittura – lo porta a viaggiare molto: insegna, tra l'altro, alla Rhode Island School of Design, alla New York University e alla University of California di San Diego. Ed espone in numerose sedi internazionali quali l'American Jazz Museum e il Bruce R. Watkins Cultural Center di Kansas City, la Biennale di Dakur, in Senegal, la Galerie du Dragon, il Centre Pompidou e il Musée d'Art moderne di Parigi, il Pasadena Art Museum in California, il Whitney Museum of American Art, il Museum of Modern Art (Moma) e la Film Society of Lincoln Center di New York.

Tony Ramos, opere

La Provenza, perché anche New York e Parigi possono “stare strette”

Negli anni '70 (quando tra le altre attività è anche consulente video per le Nazioni Unite) e '80, Ramos viaggia in continuazione tra Europa, Africa, Cina e Medio Oriente. Registra filmati durante la fine del dominio coloniale portoghese su Capo Verde e Guinea-Bissau, a Teheran durante la crisi degli ostaggi del 1980 e a Pechino poco prima del massacro di Piazza Tienanmen.

Tra i temi prediletti che veicola attraverso quadri e performance, cause come i diritti dei nativi americani e degli afroamericani negli USA, o la condanna della politica razziale degli Stati Uniti.

Negli anni '80, poi, ritroviamo Anthony Ramos in Europa: si stabilisce a Parigi, dove è professore all'American Center. Parigi “Perché New York mi stava un po’ stretta”, dice. E la Provenza “perché anche Parigi, dopo un po’, mi stava stretta. È grigia. Piove”.

Così approda nel Sud della Francia, dove per qualche tempo posa le valigie a Aix-en-Provence, ma “anche se mi sento ancora uno yankee di Boston (la capitale del Massachusetts è a meno di un’ora d’auto da Providence, ndr), sono cresciuto in campagna e volevo tornare in campagna”. Le Alpilles.

Parco naturale regionale delle Alpilles

Un mas che strabocca di creatività

“Quando ho pensato di stabilirmi da queste parti, cercavo un granaio, o comunque qualcosa di abbastanza spazioso per poter dipingere e custodire le mie opere”: oggi Tony lavora in una grande stanza colma di quadri, con tavoli enormi (Ramos predilige decisamente i grandi formati) e colori ovunque; le finestre lasciano filtrare tutte le sfumature della luce della Provenza, mentre i muri di pietra proteggono tanto dal caldo dell’estate quanto dalle raffiche del mistral.

La grange di Tony Ramos

La grange – che Tony ha anche ricostruito dopo che un incendio l’aveva devastata in gran parte, perché non è tipo da perdersi d’animo – è letteralmente animata da un universo pittorico che si ispira alle iscrizioni africane, ai simboli aborigeni, ai colori tantrici e al lavoro artistico della madre.

Simboli di altre culture nelle opere di Anthony Ramos

L'artista, inoltre, reinterpreta oggetti che trova intorno alla sua casa nelle Alpilles, donando una seconda vita a tronchi scavati dalla natura e pezzi di legno modellati dall'uomo: li fa propri, li ammanta di colori seguendo la sua creatività e il suo talento artistico.

Tony Ramos, legni dipinti

Ed è sempre nella grange che, insieme alle sue opere, Tony accoglie alcuni lavori di altri pittori con i quali Tony intrattiene un solidi rapporti di amicizia e scambio artistico.

Tony Ramos ritratto da Viktoria Sasaki Martinez

Non al denaro, non all’amore né al cielo

Al di là del profluvio cromatico che avvolge i suoi spazi, quello che non manca mai dove c’è Tony è la musica. Musica che lui stesso interpreta a colpi di colore riempiendo le tele di segni, in una personalissima interpretazione della forma del suono. La passione jazzistica è quella dominante, ma nelle lunghe giornate passate a dipingere c’è posto anche per classica e lirica, e per i musicisti contemporanei di talento. E infatti lo ritroviamo la sera ad ascoltare un quartetto jazz e un gruppo folk irlandese che si alternano su un palco improvvisato tra i tavolini all’aperto del Café de la Place di Eygalières.

Sarà forse per questa onnipresenza delle note, per quella sua aria così serena e risolta, o per il fatto che non manca occasione per farsi interprete attivo dell’amore per la libertà, Tony Ramos ha qualcosa del suonatore Jones di Lee Masters e De André: un artista che sa vedere e godere la bellezza della vita anche dove tutti gli altri vedono miseria, che assorbe i tanti suoni che la natura gli regala, che suona perché gli piace ed è un modo per essere sempre in compagnia, che attraverso la musica risveglia la libertà dove meno te l’aspetti.

Tony Ramos e il suo grido di libertà

Nell’Antologia di Spoon River, Edgard Lee Masters rappresenta il suonatore Jones come un violinista, Tony usa pennello e colori. Nor gold, nor love, nor heaven.

Un grazie all'amica comune Verena Pernet-Scheibli per l'incontro con Tony Ramos.

Un brindisi con Tony Ramos

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