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Parlez-vous...? Lezione 2, la cagole

Parlez-vous...? Lezione 2, la cagole

Corso online (?!?) di espressioni provenzali.

Forse, “corso online” è un po’ pretenzioso. Niente video-lezioni in diretta, piattaforme digitali, slide esplicative, esercizi interattivi… E allora, cosa stiamo facendo? Proviamo a strapparvi un sorriso, allenandovi per la prossima trasferta in Provenza, non importa quando sarà.

La cagole

La cagole, un certo tipo di donna del quale i marsigliesi non potrebbero fare a meno, tanto da averla eletta a simbolo della città, merita una lezione tutta per sé. Perché attorno a questa figura il dibattito è aperto da più di un secolo e non finirà presto.

Ai piedi della cagole

Chi è la cagole

Difficile da definire. Ognuno ha un’idea abbastanza personale della cagole, e molto del significato da attribuire alla parola dipende dal contesto nel quale viene detta o scritta, e dal tono con cui la si pronuncia.

Partiamo da una fonte autorevole. Nel vocabolario Larousse, “cagole” designa “Nel sud-est della Francia, una giovane donna estroversa, un po' svampita e volgare”. La definizione è senz’altro impeccabile, ma non rende l’idea della ricchezza di tratti del personaggio.

Qualunque marsigliese, infatti, direbbe che la cagole è molto di più. La cagole indossa gonne troppo corte, camicette troppo scollate e vestitini troppo aderenti. La cagole si trucca in modo troppo vistoso e abbonda troppo con rossetto, matita e mascara. La cagole fuma troppo, beve troppo e mastica chewingum troppo spesso, possibilmente con la bocca aperta. La cagole parla troppo, con un tono di voce troppo alto, un accento troppo spiccato e un vocabolario troppo grossier.

La cagole, tra labbra troppo rosse, gonna troppo corta e scollatura troppo profonda

Troppo: il carattere distintivo della cagole sta tutto in questo avverbio di sei lettere.

La latitudine della cagole

La cagole esiste solo a Marsiglia? Sì, secondo la maggior parte dei marsigliesi, che ne rivendicano l’esclusiva o quantomeno le origini. Ma il termine è utilizzato anche in altre aree e località della Provenza, come ad esempio a Tolone, e perfino a Nizza.

Per certi versi, a pensarci bene, la cagole è, insieme, un archetipo e uno stereotipo semi-universale che trova una sua declinazione a molte latitudini: basta guardarsi attorno con occhio attento, orecchie ben aperte e malizia quanto basta.

Pronte per l'uscita tra cagoles.jpg

La cattiva reputazione della cagole

La cagole deve la sua cattiva reputazione alle diverse tesi che ne spiegano etimologia e origini. La più immediata, ma anche la meno fondata, fa derivare il termine “cagole” dal verbo “caguer”, a sua volta imparentato con l’occitano “cagar” e il latino “cacare”. Ogni traduzione è superflua.

Altra teoria collega la parola ‘cagole’ alla locuzione provenzale “à la cagolo”, che significa “a cavalcioni della schiena” (?!?) di qualcuno.

Ma la tesi più accreditata vuole che “cagole” sia connesso al termine provenzale “cagoulo”, un lungo grembiule indossato dalle donne che lavoravano nelle fabbriche di confezionamento dei datteri: un mestiere sottopagato per cui alcune di loro avrebbero arrotondato il magro compenso da operaie mettendo in vendita le proprie grazie.

In letteratura, le prime tracce scritte della parola “cagole” risalgono agli inizi del XX secolo e confermano la validità di questa versione. Nella pièce teatrale Marius, Marcel Pagnol mette la parola “cagole” in bocca a Honorine, uno dei suoi personaggi più celebri. È così, infatti, che Honorine apostrofa la figlia Fanny che disonora la famiglia portando in grembo il figlio illegittimo di Marius. Non una prostituta in senso proprio, ma una ragazza facile con una cattiva reputazione.

La rivincita della cagole

Proprio come i vestiti, anche le parole passano di moda. Così è stato per la cagole, rimasta in sordina per qualche decennio e tornata alla ribalta nel vocabolario marsigliese intorno alla fine degli anni ’80. Anni del riscatto, perché il tempo smussa e perché, nel frattempo, alla connotazione negativa di “cagole” si è aggiunta una strizzata d’occhio, un tocco di benevola e sempre più palese simpatia.

E poco a poco attorno alla cagole nasce e cresce un mondo che la rende sempre più imprescindibile, e sempre più inscindibile da Marsiglia.

La cagole entra nei vocabolari di francese. La Cagole è la marca di birra marsigliese più conosciuta in città, nella regione e ben oltre i suoi confini.

Vecchie pubblicità della birra La Cagole su una porta del Panier a Marsiglia

Sulla cagole, nel 2017, realizza un documentario Sébastien Haddouk, intitolato Cagole forever. Alla cagole dedicano romanzi e racconti gli scrittori provenzali – Gilles Ascaride (La Malédiction de l’Estrasse dorée), Serge Bec (Cagole), Philippe Carrese (Bal des cagoles), Jean Jaque (Un cacou, une cagole - Histoires marseillaises) – e canzoni le band locali. Come Cagoland, del gruppo Aïoli. Nel 2018 torna il auge dopo vent’anni di oblio il concorso di Miss Cagole. E Les Cagoles è il nome che si è scelto il guppo più accanito di tifoseria femminile dell’OM.

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