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Parlez-vous...? Lezione 1, the cat is on the table

Parlez-vous...? Lezione 1, the cat is on the table

Corso online (?!?) di espressioni provenzali.

Forse, “corso online” è un po’ pretenzioso. Niente video-lezioni in diretta, piattaforme digitali, slide esplicative, esercizi interattivi… E allora, cosa stiamo facendo? Proviamo a strapparvi un sorriso, allenandovi per la prossima trasferta in Provenza, non importa quando sarà.

The cat is on the table, o gli indispensabili

Gli “indispensabili” sono termini che non può capitarvi di non sentire, anche se la vostra permanenza in Provenza dura solo il tempo di un caffè. Parole di cui i dialoghi sono intrisi, anche perché a volte la stessa espressione ha più significati e identifica cose, persone e situazioni anche molto diverse tra loro: un po’ come quei coltellini svizzeri che sono anche cacciavite, lima, cavatappi…

1

Boudiou

Partiamo da un’esclamazione che può esprimere ammirazione, ma anche collera o stupore. Boudiu sta per Bon Dieu, un’invocazione che per qualcuno diventa un intercalare. Ma Boudiou è anche un simpatico ristorantino di Marsiglia. A proposito di intercalari, ecco altre due espressioni brevi brevi che in Provenza sono come il prezzemolo: tè ! (“toh!”) e vé ! (“guarda!”).

2

Dégun

Gli antichi romani, che in Provenza erano di casa, anzi, di strada, dicevano nec unus. In spagnolo è diventato ninguno, in catalano ningù e in occitano e in provenzale dégun. Se sentite qualcuno dire “Il y a dégun!” significa che non c’è nessuno (e che, di conseguenza, non vi ha proprio calcolato!).

3

Fada

Un’altra parola alla quale è impossibile sfuggire è “fada”, usato tanto come sostantivo quanto come aggettivo. Un fada è qualcuno di cui si pensa che non abbia tutte le rotelle a posto, uno un po’ suonato, picchiatello, strano o come volete voi. Si può dire anche che è un fondu (letteralmente “fuso”) o un momo. Ma a Marsiglia un fada è anche un tifoso sfegatato dell’OM.

4

Peuchère

Diffusissimo, “Peuchère” è un appellativo che si adatta a entrambi i sessi e che si pronuncia come se fosse seguito da un punto esclamativo: “Peuchère!”, sentirete dire facilmente da Tizio che parla a Caio di Sempronio. Sì, perché sarebbe come dire “Poveretto/a!”, ma il tono è tutt’altro che di comprensione, compassione o solidarietà: semmai, nella voce c’è una certa ironia, e neppure troppo velata.

5

Tarpin

Stesso posto. Ieri non c’era dégun, oggi invece c’è tarpin de monde, un sacco di gente. Molta, moltissima, addirittura troppa. “Tarpin” è un avverbio che significa “in gran quantità” e perfino “in eccesso”. Si può usare per tutto, persone, animali, cose e termini astratti. Troppi curiosi, troppe automobili, troppi pensieri. Perfino con gli aggettivi. Il est tarpin fou!, è troppo matto! Ma se sentite parlare di un certo Mr. Tarpin, non stupitevi. In Francia, Tarpin è anche un cognome abbastanza diffuso. Qui, invece, potete ascoltare Tarpin, la canzone.

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