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Il Ponte di Avignone come non l'avete mai visto

Il Ponte di Avignone come non l'avete mai visto

Magico, incantatore e ammantato di leggenda: qual è il momento migliore per ammirarlo.

Ponte di Avignone o Pont Saint-Bénezet?

Il Ponte di Avignone? Un edificio che risale al XII secolo, ma soprattutto un patrimonio per la città e i suoi abitanti, e per tutti coloro che amano la storia, la leggenda e anche le piccole storie che, qualche volta, si insinuano insidiosamente tra l’una e l’altra, offuscando i confini.

In origine, quello che oggi è per tutti il Ponte di Avignone non si chiamava Pont d'Avignon, ma Pont Saint-Bénezet.

Saint-Bénezet: le cose che sappiamo di lui

Diverse fonti storiche attestano la presenza di Bénezet ad Avignone nel XII secolo.

Della sua esistenza conosciamo alcuni particolari. Le origini che lo vogliono pastore proveniente dall’Ardèche, ad esempio. O il fatto che quando cominciò la sua avventura avignonese fosse all’incirca adolescente, come ha confermato l’esame delle reliquie (ma l’adolescenza è stata “inventata” solo nel 1800 per cui, al tempo, Bénezet era un adulto a tutti gli effetti).

Sappiamo anche che fondò l'Ordine dei Fratelli del Ponte: con ogni probabilità, più che una gilda di arti e mestieri di uomini dediti all’ingegneria e alle costruzioni, una confraternita di fundraiser ante litteram che, in quanto ospitalieri, si adoperavano anche a favore di malati e indigenti.

Di Bénezet è noto anche l’anno della scomparsa, il 1184, il che non gli consentì di vedere completata la realizzazione del ponte al quale aveva dedicato tante energie, avvenuta un anno più tardi.

Altre testimonianze, successive alla morte, fanno riferimento anche all'avvio di un processo di canonizzazione di Bénezet.

Saint-Bénezet, dove storia e leggenda si confondono

Un racconto in latino, il cui originale è scritto su un foglio di pergamena oggi conservato nell'Archivio del Dipartimento del Vaucluse, vuole che un giorno, durante un'eclissi solare, Bénezet stesse pascolando le pecore della madre quando sentì Gesù Cristo parlargli, dandogli l'ordine di costruire un ponte sul Rodano.

énezet si mise in cammino e il primo essere nel quale si imbatté fu un angelo in panni da pellegrino, che si offrì di guidarlo fino alla riva del fiume dove c'era una barca che lo avrebbe portato ad Avignone: lì avrebbe dovuto presentarsi al vescovo e alla sua gente.

Pagato con gli ultimi averi il traghettatore, una volta dall'altra parte del Rodano Bénezet si presentò al prelato e gli disse di essere in missione per conto del divino: "Ascoltami! E sappi che Gesù Cristo mi ha mandato da te per costruire un ponte sul Rodano".

Il vescovo e il suo vicario, insospettiti da questo comportamento, sfidarono Bénezet. "Poiché sappiamo che i ponti si costruiscono con pietre e calce”, gli disse il vescovo, “ti darò una pietra che ho nel mio palazzo, e se riuscirai a spostarla e a trasportarla, ti riterrò capace di portare a termine il tuo lavoro”.

Davanti all’autorità ecclesiastica e a tutta la sua gente, Bénezet prese una pietra che 30 uomini non avrebbero potuto spostare, la sollevò e la portò nel luogo dove doveva essere posata la prima arcata del ponte. Benedetto fu subito definito un santo: quel giorno compì 18 miracoli di guarigione!

La canzone del Ponte di Avignone

Sur le pont d’Avignon, L’on y danse, l’on y danse, Sur le pont d’Avignon, L’on y danse tous en rond

Oltre che al suo valore storico architettonico e alle prodezze di Bénezet, il Ponte di Avignone deve buona parte della sua fama a una canzoncina, una sorta di filastrocca, che ancora oggi ogni bambino francese impara fin dalla più tenera età.

« Sur le pont d’Avignon, L’on y danse, l’on y danse, Sur le pont d’Avignon, L’on y danse tous en rond », recita il ritornello che si ripete quasi all’infinito, intervallato dalle strofe in cui diversi personaggi (les belles dames, les messieurs, les jardiniers, les couturiers, les vignerons, les blanchisseuses, les officiers, les bébés, les musiciens, les abbés, les gamins, les laveuses…) «… font comme ça Et puis encore comme ça ».

La canzone risale al XIX secolo. Il suo autore fu Alphonse Adam che nel 1853 decise di scrivere un'operetta ambientata ad Avignone. E il motivo « Sur le pont d’Avignon » finì per fare il giro del mondo.

Il Ponte di Avignone come non l'abbiamo mai visto: come, dove e quando

Una delle ragioni del fascino del Ponte di Avignone sta senza dubbio nella sua incompiutezza, o più propriamente nel suo essere “interrotto”. Delle 22 arcate originarie, lunghe 900 metri fino a Villeneuve-les-Avignons, ne sono rimaste in piedi solo quattro.

Molti sono convinti che sia stato bombardato durante la guerra, o che sia comunque stata la “mano dell’uomo” ad amputare il ponte. In realtà i crolli sono il risultato delle frequenti inondazioni del Rodano, che un po’ alla volta spazzarono via una parte della costruzione: l’acqua, quella stessa acqua con cui la Provenza ha un rapporto quasi simbiotico di amore e odio, ha fatto il guaio.

Così, quel che resta del ponte, privato della sua funzione originaria, conferisce un’aura e una luce particolari allo scenario della città. Ed ecco da quali prospettive e in quali momenti regalarsi lo spettacolo migliore.

Come. Uno dei modi per “vedere” il ponte è guardarlo e poi chiudere gli occhi: nel punto esatto in cui il ponte si ferma, sta a ciascuno di noi immaginare dove farsi portare, sospesi sull’acqua: uno stato di grazia.

Dove. Il luogo più adatto per cogliere tutta la bellezza del ponte con la città e le sue mura come sfondo è l’isola della Barthélasse, l’isolotto che all’altezza di Avignone separa il Rodano in due rami che si ricongiungono appena più a valle. Passeggiando lungo la riva dell’isola – che si raggiunge molto facilmente con un piccolo traghetto che parte appena più a nord del ponte – si può scegliere la diagonale perfetta per abbracciare il fiume, il ponte e la città con un unico sguardo, o in un unico scatto.

Quando. Vuoi per il materiale, vuoi per il colore, la pietra calcarea del ponte genere effetti molto molto particolari: durante il giorno cattura la luce, la concentra su di sé; quando arriva la sera, riflette la luce bassa del sole e restituisce un’immagine di Avignone che emoziona. E non è da meno la visione notturna, con l’illuminazione della strade dei edifici del lungo Rodano che si specchiano nel fiume giocando con la corrente. Ma lo scenario che incanta più di ogni altro è stagionale: lo si coglie intorno a gennaio-febbraio, quando la nebbia si alza sul Rodano, dietro il Pont d'Avignon. Lo sforzo di alzarsi presto è ripagato con il privilegio di scoprire il ponte di Saint Bénezet avvolto in un'atmosfera magica.

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