L’assenzio, antenato del pastis
Avignone e Marsiglia, Pernod e Ricard. Due città, due famiglie, due marchi: se il pastis è l’aperitivo provenzale per definizione, è comunque il caso di scavare un po’ nel passato per capire qualcosa in più sulle sue origini e sul suo “inventore”.
La storia del pastis, per cominciare, affonda le radici fuori dalla Provenza. Nel XIX e all'inizio del XX secolo, una bevanda acolica diffusissima in Francia – si calcola che nel 1910 ne vengono consumati 36 milioni di litri – e nella vicina Svizzera (meno in Italia) è l’assenzio, ottenuto per distillazione di erbe officinali tra le quali dominano l’artemisia absinthium, l’anice verde e il finocchio.
Pur essendo presente un po’ in tutto il Paese, la distillazione si concentra soprattutto del dipartimento del Doubs, nella regione della Borgogna-Franca Contea. La produzione dell’assenzio concorre in particolare alla notorietà anche internazionale di Pontarlier, località altrimenti sconosciuta, ed è proprio nei dintorni di Pontarlier che il distillatore svizzero Henri-Louis Pernod – un cognome che, come vedremo, tornerà a breve nel nostro racconto – ha un ruolo centrale nella sua diffusione.
Il problema dell’assenzio
Sono anni – a valle della rivoluzione industriale – nei quali tante persone sostengono turni di lavoro massacranti nelle fabbriche, vivono in ambienti malsani e fanno i conti con la povertà: molte cercano rifugio nell’alcol. E, con loro, gli artisti, lasciati ai margini dalla società borghese.
Con i suoi 45°-75° a seconda della ricetta, l’assenzio – venduto allora a prezzi accessibili anche grazie alla presenza di prodotti di scarsa qualità e spesso dannosi per la salute – finisce presto sul banco degli imputati, additato come causa principale della piaga dilagante dell’alcolismo, e considerato addirittura capace di far impazzire le persone: una reputazione che perfino lo scrittore Emile Zola concorre ad alimentare. E anche quella che oggi chiameremmo la lobby dei produttori di distillati da vino ha un ruolo non secondario nella campagna di denigrazione.
Sta di fatto che l’assenzio viene messo fuori legge, prima in Svizzera (il 7 ottobre 1910), poi in Francia (il 16 marzo 1915), e reso illegale in quasi tutto il mondo.
Avignone, nasce l’Anis Pernod
A prendere male la messa al bando dell’assenzio non sono solo i consumatori. Anche la reazione dei produttori va decisamente oltre lo scontento. Tra i più inferociti c’è Jules François Pernod (parente di Henri-Louis o solo omonimo?), distillatore in Avignone con il laboratorio nel quartiere dei Teinturiers: all’alba dei suoi quasi novant’anni, il patron della Maison Pernod Fils si vede costretto a interrompere la produzione del liquore a base di assenzio proprio quando le vendite stanno andando forte.
A trovare una soluzione è il figlio Jules Felix – meno di metà degli anni del padre, ma stessa grinta e stesso spirito imprenditoriale – che trova il modo per superare il problema senza infrangere la legge. Nel 2018 il rampollo mette in commercio l’Anis Pernod, con 30° di gradazione alcolica, composto da un’essenza simile all’assenzio, con una forte presenza di anice ma senza le erbe messe all’indice. Nel giro di pochi anni il successo è tale che tocca trasferire la produzione extra muros: prima gli stabilimenti vanno a Montfavet, oggi frazione di Avignone, e poi tutta l’azienda lascia il Vaucluse per la regione di Parigi.
1932, arriva “il vero pastis di Marsiglia”
Per una quindicina d’anni abbondante, tutto fila liscio per i Pernod, fino a che sulla scena alcolica francese non si affaccia un altro cognome, quello di Paul Ricard, imprenditore figlio di un commerciante di vino. È lui che si inventa la ricetta del pastis: anice stellato, anice verde e liquirizia. Ed è lui che, nel 1932, ottiene il diritto di vendere la sua bevanda all’anice a 40° e sbarca sul mercato con il nuovo prodotto.
Ma il giovane marsigliese è anche un genio del marketing: promuove e commercializza il suo elisir con uno slogan – Ricard, il vero pastis di Marsiglia – che lo trasforma in un successo: Marsiglia evoca il Sud (sole, estate e pétanque, cioè Provenza), pastis (che deriva dal provenzale “patisson” e significa “miscuglio, miscela”) finisce per la prima volta sull’etichetta di una bottiglia e ci resterà per sempre.
Pernod e Ricard, fine di una rivalità
Per quarant’anni abbondanti, la Francia degli amanti del pastis è praticamente divisa in due, tra fautori dell’uno e dell’altro marchio (anche se, naturalmente, ne esistono molti altri). Ma è il mercato a scompigliare le carte e cambiare il corso del destino.
I due rivali di lunga data Jean Hémard, leader di Pernod (fondata nel 1805) e Paul Ricard, alla guida della creatura omonima, si rendono conto che i tempi della sfida a colpi di apéro sono finiti: meglio reindirizzare le energie dalla competizione reciproca alla competizione sul mercato globale.
Le due aziende si fondono e la strategia funziona: Pernod-Ricard, multinazionale con sede in Francia, diventa ben presto il secondo produttore di vino e liquori al mondo.
Quanto ai rispettivi sostenitori, che possono comunque ancora contare su due prodotti a base di ricette diverse, ci hanno messo poco a seppellire l’ascia di guerra: è bastato un brindisi di rappacificazione. Con un buon bicchiere di “giallino”.