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Marsiglia 2013 e Matera 2019: l'Europa, la cultura e il Sud

Marsiglia 2013 e Matera 2019: l'Europa, la cultura e il Sud

Intervista ad Ariane Bieou*, manager culturale della Fondazione Matera Basilicata 2019. Che cos’hanno in comune la Provenza e la Basilicata?

Alle spalle ha un’esperienza consolidata nella direzione, pianificazione e organizzazione di eventi artistici, maturata in Italia e in Francia, avendo lavorato, per la rete europea IN SITU che fa capo a Lieux publics di Marsiglia, durante Marsiglia capitale europea della cultura 2013. Da qualche mese Ariane Bieou ha cominciato una nuova avventura come manager culturale di Matera capitale europea della cultura 2019.

 

Al di là delle ragioni strettamente professionali, qual è il fascino di questo tipo di esperienza a Matera?

La voglia di respirare di nuovo quell’atmosfera unica che si crea in una comunità quando, attorno a un grande progetto, si mobilitano un’intera città e un’intera regione. Come è stato a Marsiglia, ci stiamo muovendo a Matera e in tutta la Basilicata: i progetti del programma culturale del 2019 nascono tutti dalla collaborazione tra soggetti locali e un network internazionale di artisti, professionisti e istituzioni europee. Dove i soggetti locali non sono solo gli enti pubblici e il mondo delle associazioni, ma anche singoli individui e aggregazioni di cittadini che vogliono ‘fare qualcosa’ per la loro terra. E ci mettono passione, talento e professionalità.

Non a caso, il motto è: “che cosa Matera e la Basilicata portano all’Europa e che cose l’Europa porta a Matera e alla Basilicata?”

Matera e Marsiglia, Provenza e Basilicata: nella loro diversità, sono comunque realtà del Sud: pensi che ci sia un modo particolare in cui l’“essere Sud” fa vivere la cultura?

Per molti, Sud è ancora sinonimo di lontananza dai luoghi del potere e delle decisioni. Per troppo tempo questa visione ha significato marginalità e ha amplificato le distanze, ma io credo – e l’esperienza di Marsiglia capitale europea della cultura lo ha confermato – che la realtà stia cambiando e che proprio la cultura possa avere un ruolo chiave in questo processo. La rete ci insegna che non c’è più bisogno di un centro per far vivere un sistema, sia esso di comunicazione, politico o sociale. La multipolarità, le interconnessioni e lo scambio hanno una forza propulsiva molto più potente di quella che può derivare da un rapporto bipolare e gerarchico tra un centro e la sua periferia. Questa – Matera e la Basilicata lo stanno confermando – è la forza dei Sud. Che possono fare della cultura il fil rouge per la costruzione di un futuro aperto, responsabile, inclusivo e sostenibile.

In teoria è una tesi affascinante. In pratica?

In pratica ha funzionato nella regione PACA nel 2013 e sta funzionando ora in Basilicata. A Marsiglia – al di là dei grandi cambiamenti ‘visibili’ che l’esperienza dal 2013 ha portato nella città e sul territorio, e della sua eredità in termini di capacità di attrazione a livello internazionale – lo spirito della ‘capitale della cultura’ è rimasto intatto ed è un collante fondamentale per una comunità sociale, come quella marsigliese, per sua natura molto articolata. Quello stesso spirito si è trasformato in humus che continua a dare frutti: nel 2018, con un avvio simbolico il giorno di San Valentino, la cultura sarà il filo conduttore di un programma declinato sul tema dell’amore.

E in Basilicata?

Dico solo questo: ciascun progetto del programma culturale del 2019, e non parlo solo degli eventi, è concepito e strutturato in modo da racchiudere in sé tre dimensioni: una dimensione locale, con le città di Matera e i tanti centri di una regione che, per quanto piccola, ha moltissime ‘anime’: due mari, l’Appennino, radici che affondano nella Magna Grecia, una realtà universitaria e di ricerca di prestigio…; una dimensione nazionale che si apre a tutto il Sud del Paese per mettere in rete un patrimonio culturale che non ha pari nel mondo; e una dimensione transnazionale che valica anche i confini continentali, unendo l’Europa e il Mediterraneo.

Ariane, provenzale e, ormai, anche un po’ lucana: che cos’hanno in comune la Provenza e la Basilicata?

Viste da dentro, vissute, condividono molto più di quanto uno sguardo esterno potrebbe cogliere. Quando cammino per strada, mi sembra di riconoscere i tratti dei miei concittadini nei volti delle persone: qualche migliaio di anni fa, nei porti della Basilicata e in quelli della Provenza approdavano le stesse navi. Di parallelismi possiamo trovarne quanti vogliamo: potremmo costruire un percorso di similitudini che parte dalla geografia, attraversa la storia e, non è un caso, arriva inevitabilmente alla cultura. Basilicata e Provenza hanno sempre rappresentato spazi di incontro e di convergenza. Entrambe custodiscono un patrimonio imponente di miti e narrazioni, di antiche tradizioni e nuovi saperi. E lo fanno nell’unico modo che, oggi, abbia un senso: aprendolo, mettendolo in comune, facendolo diventare ricchezza condivisa.

 

*Architetto, Ariane Bieou ha lavorato per 15 anni in Italia nel management di progetti culturali di performing arts. In particolare, si è occupata della direzione, pianificazione e organizzazione di eventi artistici in spazi pubblici che coinvolgessero il patrimonio artistico e culturale.
Per 6 anni è stata coordinatrice di IN SITU, piattaforma europea per la creazione artistica nello spazio pubblico, di cui è capofila Lieux publics-Centre national de création (Marsiglia – Francia) che pilota i progetti europei IN SITU Platform 2014-2017 e IN SITU ACT 2016-2020 con 25 partner provenienti da 14 paesi europei.

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