Stai leggendo

La Costa Azzurra negli occhi di un bambino

La Costa Azzurra negli occhi di un bambino

Illustratore, Eric Garence ha passato tutta la sua vita tra Nizza, Mentone e il Var. E adesso li colora.

Classe 1980, Eric è orgoglioso di essere nato a Nizza. E lì è rimasto a vivere e lavorare, tra Costa Azzurra e Var. “Sono un enfant du pays”, dice.

Noi lo incontriamo a fine settembre a Milano, a Palazzo Bovara: i suoi manifesti – reduci dall’esposizione romana di Palazzo Ferrajoli, in Piazza Colonna – sono un trionfo di colori: la Promenade des Anglais e le Vieux Nice, le regate reali e le star del Festival del Cinema, ma anche Antibes, Grasse, Eze, Mentone… Perfino la montagna e il parco del Mercantour.

Eric Garence - Antibes

Prima che riparta insieme ai suoi affiches per un road show che toccherà diverse località della Costa Azzurra e della Francia, facciamo in tempo a fare a Eric qualche domanda.

Che cosa raccontano i tuoi manifesti?

“Nei miei lavori, cerco di restituire tutta la bellezza che la Costa Azzurra mi regala ogni giorno”, spiega. “In ogni disegno c'è una storia e ci sono dettagli che la raccontano, proprio come ci sono molte storie dietro ogni destinazione della mia regione. La Costa Azzurra è una storia da raccontare, una storia ricca, autentica, glamour!”.

Nizza, Cannes, Monaco, Saint-Tropez, Juan les pins, l’Estérel, Saint Paul de Vence, Tourtour… per noi sono la meta di una vacanza o di un week-end. Per Eric, l’oggetto di un amore ricambiato: nel 2017, la Costa Azzurra lo sceglie come illustratore e ambasciatore per la propria campagna di promozione.

Eric Garence - Nizza, la città vecchia

Come definiresti il tuo stile? Chi sono i tuoi maestri?

“Minimalista, autentico e rétro”, risponde senza esitare. “Le mie influenze vengono dai cartellonisti e zoologi dell'inizio del secolo, ma anche dalla scuola di Nizza”. Linee pulite, colori intensi… “Quando vedo un blu, metto il blu più acceso che esiste, esagero la realtà per sublimarla”, spiega.

In che momento senti di aver colto lo spirito di un luogo, un villaggio, una città?

“Sottopongo i miei lavori a dei giudici molto severi”, sorride. “Cerco sempre di aggiungere al soggetto un particolare – una figura, una persona, un oggetto… – che lo connota in modo inequivocabile. E poi faccio vedere il lavoro ai bambini: se dicono subito ‘Queste sono le sedie della promenade’, ‘Quella è la capra d’oro di Eze’, … se anche i più piccoli riconoscono i luoghi che frequentano, vuol dire che sono riuscito a rappresentarne l’essenza”.

Eric Garence - Eze

Ti è mai capitato di ‘dipingere’ l’Italia?

“Sì, certo. Adoro l’Italia e la cultura italiana nel suo insieme. E sono innamorato della Toscana, me la immagino come la vedrebbe Monet. L’ho immortalata in tutte le stagioni: stessa visuale, colori diversi…”. Il sogno italiano di Eric è a meno di 300 chilometri da Mentone: “Mi piacerebbe moltissimo realizzare gli affiches delle Cinque Terre”.

Eric Garence - Toscana, inverno

Per Eric Garence, l’arte ha una funzione sociale. Ragion per cui gli capita spesso di esporre in contesti ‘difficili’ come carceri o ospedali: “Mi piace l’idea di poter portare uno spiraglio di bellezza nella vita dei meno fortunati”.

Eric è impegnato in prima persona anche per un’altra causa, quella della protezione della natura. E ha lanciato un progetto pedagogico, Saveanimals, per sensibilizzare gli studenti dei paesi in cui vivono animali selvatici in via di estinzione alle minacce che incombono su queste specie.

Simona Mazzolini

Eric Garence