Stai leggendo

Un antropologo in Provenza

provato per voi

Un antropologo in Provenza

Può un resort a quttro stelle come il Club Med di Opio mettere in discussione le teorie di Marc Augé sui "non-luoghi"?

Marc Augé, antropologo francese, introduce, circa trent’anni fa, il concetto di “non-luogo”; ovvero uno spazio non identitario. Tipici non-luoghi, secondo Augé, sono aereoporti, stazioni, svincoli stradali, mezzi di trasporto; ma anche catene alberghiere, club vacanze…  tutti quei posti, in sostanza, che si configurano come punti di transito e dove si sviluppano occupazioni provvisorie. Il non-luogo, a differenza del luogo antropologico (ad esempio una città, con la sua storia, i suoi monumenti, i suoi riferimenti culturali) è essenzialmente legato al presente.

Un aeroporto, come un resort per le vacanze – per semplificare e venire a noi – può essere dovunque nel mondo e vive di se stesso, per le sue peculiarità funzionali (spostarsi da un posto all’altro o trascorrere una vacanza), in una sorta di autarchica autosufficienza concettuale.

E qui si innesta la sorpresa provenzale, l’ossimoro di un non-luogo con una straordinaria personalità: il Club Med di Opio. A due passi dal mare di Antibes e da due borghi bellissimi come Mougins e Valbonne.

Mougins - Place Albicocco

Che tutto intorno si respiri Provenza è cosa ovvia, ma molto meno scontato (almeno secondo Augé) che la Provenza, con i suoi colori, i suoi sapori e i suoi profumi sia parte integrante del Club Med Opio. Ed è una piacevolissima sorpresa poter abbinare, senza soluzione di continuità, la piacevolezza di essere coccolati in un resort a quattro stelle al non perdere neanche un attimo di Provenza.

Daniele Rutigliano, Manager Southern Europe Business di Club Med, mi porta in giro per il resort.

Certo, mi fa vedere tutti i servizi di primo livello che la struttura offre; dalle due piscine (una in area zen riservata agli adulti), all’attrezzatissima spa; dal mini e baby club ai campi di golf e di tiro con l’arco…, ma l’esperienza più bella è proprio l’immersione (senza maschera e boccaglio) nella natura provenzale. Uno snorkeling tra gli ulivi e la lavanda. “Quando posso ci vengo con mio figlio, di due anni” confessa Rutigliano. Omette, per fortuna, la frase tanto di routine quanto inutile che mi sento ripetere da trent’anni ad ogni intervista: “questo, però, non lo scriva”. E quindi lo scrivo!

Daniele Rutigliano - Manager Club Med Southern Europe

L’altra sorpresa è a cena: siamo in Provenza anche qui, grazie all’abilità di monsieur Ludovic, chef del resort, che mi racconta l’impegno (e ci credo) di offrire un servizio di qualità, che tenga necessariamente conto della diversità dei gusti degli ospiti, ma che sia nello stesso tempo connotato. Bouillabaisse e ratatouille, per gli “integralisti”, ma in quasi tutti i piatti c’è qualcosa… un aroma, un viraggio, che ci ricorda che siamo in Provenza.

Daniele Rutigliano mi assicura che la stretta connotazione dei Club Med con il territorio che li circonda non è un’eccezione di Opio, ma è diventata una filosofia del gruppo. Per gli altri… gli credo, per Opio posso garantire in prima persona. Vivo da anni la Provenza e mi piace per la sua intensità: qui mi sono sentito in Provenza.

Chissà se Marc Augé, originario della Francia atlantica, facendo un giro da queste parti cambierebbe qualcosa della sua teoria sui “non-luoghi”.

Maurizio Tucci