Stai leggendo

Natale in Provenza, sulle dita di due mani

Natale in Provenza, sulle dita di due mani

I 10 passaggi che scandiscono il Natale in Provenza, all'insegna della tradizione.

Il Natale in Provenza, due mesi di festa

Se c’è un posto dove il Natale è davvero lunghissimoooooooooo, quel posto è la Provenza. Qui usanze, tradizioni, celebrazioni e atmosfera natalizia riempiono due mesi abbondanti, con 10 momenti clou che scandiscono l’intero periodo e danno un ritmo speciale alle festività.

L’inizio “ufficiale” del Natale provenzale è il 4 dicembre (Santa Barbara) e la conclusione altrettanto canonica è il 2 febbraio, festa della Candelora. Ma in molte località le luminarie natalizie – crisi energetica permettendo: quest’anno alcune località hanno deciso di farne a meno – vengono accese con anticipo e i mercatini di Natale cominciano a proporre golosità e idee per i regali già a novembre.

E allora, partiamo dall’inizio e non perdiamoci una tappa del Natale provenzale.

1

I mercatini di Natale

A partire da novembre, le piazze e le strade delle città e dei villaggi della Provenza e si colorano dei banchi dei mercatini di Natale e si riempiono dell’allegro vociare di commercianti e visitatori. I mercatini natalizi provenzali sono un concentrato di delizie per il gusto, l’olfatto e la vista. Nessuno pensa di acquistare un prodotto alimentare senza prima averlo assaggiato, e i venditori assecondano volentieri questa curiosità golosa porgendo vassoietti e piccoli taglieri con mini porzioni delle loro delizie.

Oltre alle leccornie dolce e salate, da acquistare in versione street food o confezionate come pacchetti da mettere sotto l’albero, nei mercatini di Natale provenzali è facile trovare lavori artigianali e artistici realizzati dai createurs locali: l’ideale per procurarsi qualche regalino fatto a mano. Qualche idea? L’ olio extravergine di oliva AOP, il miele di lavanda e le marmellate sul fronte alimentare, le candele e le ceramiche sul fronte del “fatto a mano”. Una lettrice di inProvenza ha pensato di unire diverse piccole cose (un cubo di sapone di Marsiglia, un canovaccio con motivi provenzali, qualche rametto di lavanda…) e ha confezionato da sé i pacchettini “a vista” con un bel nastro rosso.

2

Il grano di Santa Barbara

Il primo appuntamento a data fissa del percorso verso il Natale provenzale è il 4 dicembre, giorno di Santa Barbara.

Le famiglie seminano un po’ di grano in tre piattini o piccole ciotole, coprendolo con uno strato di bambagia che hanno cura di tenere umido perché l’acqua possa nutrire i semi. Per il 24 sera, quando i contenitori vengono posati sulla tavola del gros soupa (cfr. punto 5) il grano dovrebbe essere ormai folto e di un bel verde brillante: in questo caso, l’anno successivo sarà all’insegna della prosperità.

Perché tre piattini? Nella simbologia del Natale provenzale, il numero tre rappresenta la Trinità.

Nella tradizione contadina, il grano da seminare dovrebbe essere stato tenuto da parte dall’ultimo raccolto, ma per la stragrande maggioranza dei provenzali questa pratica è ormai impossibile. In compenso, si è diffusa l’usanza per cui sui mercatini di Natale e nelle boulangeries si possono acquistare i sacchettini di semi confezionati da associazioni non profit: il ricavato va ad alimentare i loro progetti solidali.

3

Il presepe provenzale

Chi è curioso di scoprire com’era un tempo la vita nei villaggi della Provenza non ha che da visitare un presepe provenzale: nel periodo di Natale praticamente tutte le chiese hanno la loro crèche de Noël, grande o piccola che sia, e anche in molti altri luoghi aperti al pubblico è facile trovarne una, perché la tradizione è ancora molto sentita e partecipata.

Tuttavia, nei presepi della Provenza di esotico si troverà ben poco; semmai, ci si può fare un’idea dell’edilizia, dei mestieri e dei personaggi d’antan: in Provenza Gesù nasce… in Provenza! Niente palme e pochi cammelli, dunque, ma casette, fattorie, frantoi e botteghe artigiane come se ne vedono nelle foto di qualunque villaggio provenzale di un secolo fa.

Il presepe in Provenza è l’occasione per rimettere in scena quadretti di vita quotidiana, incontri e chiacchiere tra i personaggi che avanzano lungo minuscole stradine irregolari cosparse di brecciolino, si attardano sugli usci o si affacciano alle finestre dalle persiane azzurre. Usi e costumi della Provenza trovano nel presepe una ricostruzione fedele.

4

I santons di Provenza

Protagonisti del presepe in Provenza sono i santons, le statuine di terracotta che prendono vita con qualche pennellata di colore: se i presepi provenzali sprizzano allegria, è anche perché sui volti e sugli abiti dei santon c’è poco spazio per i toni sbiaditi e le tinte sono vivaci e decise.

Ogni santonnier crea i suoi personaggi costruendosi prima i calchi per dare forma all’argilla. Dalle forme, dai colori e dai tratti dei visi, un provenzale doc riconosce la mano di chi li ha creati, proprio come un napoletano sa distinguere da quale bottega di San Gregorio Armeno sono usciti una madonna o un angioletto. Con la differenza che, mentre i presepisti partenopei omaggiano ogni anno i personaggi più noti del momento, dal mondo dello spettacolo a quello della politica o dello sport, i santonniers provenzali ritraggono il boulanger, il postino o il medico del loro villaggio.

Dal santonnier che realizza una piccola produzione conosciuta soprattutto dagli abitanti dei dintorni, alle famiglie storiche che si trasmettono il mestiere di padre in figlio e arrivano a esportare anche in Paesi lontanissimi, i santonniers si ritrovano nei mercatini provenzali di Natale e nelle foires aux santons, dedicate specificamente all’arte presepiale.

5

La cena della Vigilia di Natale

Il Natale in Provenza è una festa religiosa e tradizionale, ma anche una festa per il palato. Il primo appuntamento goloso coincide con il gros souper o, in provenzale, lou gros soupa, la tradizionale cena di magro consumata in famiglia la sera del 24 dicembre, prima della messa di mezzanotte.

La tavola viene apparecchiata con tre tovaglie di dimensioni decrescenti: quella superiore per il gros souper, quella intermedia per il pranzo del giorno di Natale, composto da carni, e l'ultima per la sera del 25, quando vengono messi in tavola gli avanzi. Sulla tavola vengono posti il grano di Santa Barbara, un ramo di agrifoglio per portare felicità e tre candele (di nuovo, simbolo della Santissima Trinità). Il pane viene tagliato in tre parti:

  • la "parte dei convitati", destinata a chi siede a tavola;
  • la "parte feticcio" che viene conservata in una credenza;
  • la "parte del povero" che si riferisce al fatto che un mendicante potrebbe bussare alla porta per chiedere l’elemosina. La “parte del povero” ricorda la storia della Sacra Famiglia che nella santa notte non trovò nessuno disposto ad accoglierla. Per la stessa ragione, la tradizione vuole anche che a tavola sia preparato un posto in più rispetto al numero dei commensali. È, appunto, il "posto del povero".

Quanto al menu della cena, è detto “di magro” perché non prevede carni, ma è comunque un pasto abbondante e sostanzioso. Prevede sette portate di pesce e verdure che variano da zona a zona. Secondo la tradizione, i piatti vengono presentati a tavola tutti insieme.

Terminata la cena, vengono posati sulla tavola i 13 dessert.

6

La messa di mezzanotte

La tradizione di celebrare una messa di mezzanotte il 24 dicembre sembra risalire al V secolo e non è, ovviamente, specifica della Provenza; tuttavia, nel tempo è diventata uno dei temps forts della tradizione natalizia provenzale. Oltre che una celebrazione religiosa, infatti, la messa di mezzanotte in Provenza è un momento di emozione e condivisione: le famiglie si riuniscono in chiesa, gli edifici di culto si riempiono e i canti provenzali risuonano in tutta la regione.

A seconda delle zone e dei villaggi, diverse sono le cerimonie legate questo momento: ad esempio, non è raro poter assistere a una messa in lingua provenzale, o ascoltare canti provenzali risuonare nelle chiese, accompagnati dal suono dei pifferi e tamburelli dei gruppi folkloristici locali, o ancora ammirare i presepi viventi allestiti dagli abitanti.

Vera e propria istituzione in Provenza, in molte località il momento culminante della messa di mezzanotte, che precede o segue di pochissimo la celebrazione vera e propria, è la cerimonia del pastrage: il santo patrono dei pastori, chiamato "Lou Bayle" in provenzale, vestito con un mantello, con un cappello coi nastri e con in mano un bastone da pellegrino, guida una processione composta da altri pastori – e, talvolta, agricoltori o pescatori in costumi tradizionali che portano in offerta i loro prodotti della terra o del mare – e da un pastorello che conduce un agnellino appena nato. La processione, che può essere aperta da un carro decorato, procede verso la mangiatoia, dove l’agnellino viene offerto in dono.

La fine della messa di mezzanotte coincide con il via libera di un’altra tradizione del Natale in Provenza: le pastorali provenzali (cfr. punto 8).

7

I 13 dessert del Natale provenzale

Disposti in tavola alla fine del gros soupa, i 13 dessert del Natale provenzale si possono “intaccare” solo dopo la messa di mezzanotte. Rappresentano una delle tradizioni più consolidate del Natale in Provenza: un'usanza che tutti i provenzali seguono, ma che ogni famiglia interpreta, almeno in parte, a proprio modo, variando la composizione di dolci e frutti. Dei 13 dessert provenzali, sette sono "fissi" mentre per gli altri c'è un certo grado di libertà.

La tradizione dei 13 dessert in Provenza risalirebbe addirittura alla seconda metà del 1600, quando la moltiplicazione dei piccoli frutti e degli altri cibi dolci sulla tavola sarebbe stata un simbolo di abbondanza. Oggi - la credenza attuale è molto più recente - si sottolinea la ripondenza tra il numero dei dessert e quello dei partecipanti all’ultima cena, cioè Gesù e agli apostoli.

E' previsto che i 13 dessert restino a disposizione degli abitanti della casa e degli eventuali ospiti fino al 26 dicembre incluso, e che la notte di Natale, al ritorno dalla messa, ciascuno dei commensali li assaggi tutti: un "obbligo" che vale soprattutto per i più piccoli.

8

Le pastorali in Provenza

Momento cerimoniale molto popolare nel periodo natalizio, la pastorale è una rappresentazione teatrale cantata e parlata in provenzale della celebrazione della Natività.

Evoca in chiave umoristica la processione dei pastori (i pastres) verso la stalla dove nacque Gesù. Le pastorali vengono oggi eseguite nelle settimane successive al Natale nella lingua provenzale comune (ma ne esistono anche versioni in francese) in numerose città e villaggi della Provenza.

La più celebre e rappresentata in assoluto fu composta il 26 dicembre 1844 da Antoine Maurel. Articolata in cinque atti in versi, la Pastorale Maurel racconta una storia piuttosto semplice (i pastori, che pascolano le loro greggi nei frutteti della Provenza, vengono informati della nascita di Gesù e si recano alla stalla per portare le loro offerte. Durante il tragitto, svegliano l'intero villaggio e tutti si mettono in cammino, al suono del tamburello e del piffero, per portare doni al bambinello), ricca di spunti per inserire scenette ed episodi divertenti.

9

La galette des rois dell’Epifania

Il 6 gennaio, l'apparizione dei Magi è un momento importante che si celebra in famiglia in tutta la Francia, ma mentre nel resto del Paese tutti mangiano la galette des Rois, sorta di bassa torta monocolore, in Provenza il dolce tipico dell’Epifania è il gâteau des Rois, o la couronne des Rois: una morbida brioche a forma di corona, con un buco al centro. Aromatizzata all'acqua di fiori d’arancia, la brioche è decorata con canditi colorati che simboleggiano le pietre preziose offerte dai Re Magi, e con grossi granelli di zucchero.

All'interno del dolce si trovano una fava o un fagiolo e un piccolo santon. Per tagliare la brioche des Rois vanno seguite regole precise: il più piccolo, simbolo di innocenza, va sotto il tavolo prima di tagliare la brioche. Prima che inizino il taglio e la distribuzione, il più giovane dei presenti, simbolo di innocenza, si mette sotto il tavolo in modo che non possa vedere cosa accade sopra e, per ogni porzione tagliata, nomina il destinatario. Chi trova la fava all’interno della propria fetta diventa re per un giorno, e chi trova il santon sarà il suo suddito.

Come avviene per il pane, anche per questo dolce va tagliata una porzione in più rispetto al numero dei presenti: la “fetta del povero”.

10

La Candelora

Tanto per restare il tema, il Natale provenzale si chiude in dolcezza. Il 2 febbraio i francesi ripongono i santons nelle loro scatole e celebrano la fine delle festività mangiando crêpes, ma in Provenza nel giorno della Candelora si gustano le navettes di Marsiglia.

La storia di questo dolcetto al profumo di fiori d'arancio è molto antica: pare che sia stato creato per rifocillare i pellegrini che fin dal Medioevo si recavano all’abbazia marsigliese di Saint-Victor, custode delle reliquie del martire eponimo e di altri santi.

La leggenda vuole invece che il piccolo biscotto a forma di barca si ispiri alla modesta imbarcazione che circa 2000 anni fa avrebbe trasportato fino a Les-Saintes-Maries-de-la Mer San Lazzaro, Marta, Maria Maddalena e le sue sorelle Maria Salomé e Maria Giacobé, insieme a Sara e altri discepoli di Gesù, banditi dalla Terra Santa per aver predicato la nuova religione cristiana.

ABBONATI ALLA NOSTRA NEWSLETTER