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Il bello e il buono della Provenza

Il bello e il buono della Provenza

Le cose buone della Provenza e della Costa Azzurra che potrebbero non lasciarvi più andare via.

Peter Mayle, sedotto dalla Provenza

Vi è mai capitato di voler tornare in un posto già visitato? Di rimanere incantati da un’atmosfera scoperta per puro caso? Di legarvi così tanto ad una località da non poterne più fare a meno? È successo a Peter Mayle, pubblicitario e scrittore britannico che a fine anni '80 decise di dare una svolta alla propria vita, trasferendosi in Provenza.

Nel suo celebre Une année en Provence (edizione italiana: Peter Mayle, Un anno in Provenza, EDT), una coppia londinese si imbatte nelle tradizioni provenzali, riscoprendo la vita rurale e l’arte culinaria locale. Tradizioni, che, se hanno portato un uomo a trascorrere il resto della vita in questo luogo, non sono sicuramente da poco. Riscopriamole insieme!

Inverno in Provenza? Nessun problema!

La cucina invernale, in Provenza, è fatta di specialità contadine, preparate per penetrarvi nelle ossa, per darvi calorie e forza, e spedirvi a letto a pancia piena. Non è un cibo elegante, al modo in cui lo sono le vivande artisticamente presentate, anche se in modeste porzioni, nei ristoranti, ma non c’è niente di meglio, in una notte gelida, quando il Mistral vi assale a rasoiate*

L’inverno in Provenza si fa sentire, non tanto per le temperature che per i nostri standard invernali sono anche abbastanza alte, ma per i venti secchi e freddi che costringono le famiglie provenzali a tirare fuori il piumone e a veder crescere la bolletta del gas. Anche Mayle, che da londinese è abituato al freddo, si piega di fronte alla potenza del mistral (il nostro maestrale).

Ma niente paura, i provenzali hanno ideato un’arma perfetta per abbattere questa piaga: è il rinomato boeuf en daube, un ricco e profumatissimo spezzatino che in genere, in Provenza, viene fatto anche con tagli e qualità di carni diverse. Secondo la tradizione, lo spezzatino dovrebbe contenere principalmente manzo, ma c’è chi preferisce assaporare l’agnello, il cinghiale e perfino il toro. Poco conta, l’importante è stufare la carne nel vino per così tanto tempo da riempire le abitazioni di un aroma avvolgente e inebriante.

Riscaldarsi con la bouillabaisse

Se invece il vento freddo vi colpisce mentre passeggiate lungo il Mediterraneo, “scaldatevi” con la bouillabaisse, il piatto di pesce originario della città portuale di Marsiglia che ha ormai raggiunto una fama internazionale. Tradizionalmente la zuppa contiene almeno tre tipi di pesce: gallinella, scorfano rosso e grongo, anche se quest’ultimo non è necessariamente presente. Molto importante è il condimento, una combinazione di erbe di Provenza, aglio, cipolle, pomodori, e il tradizionale accompagnamento: la rouille. Questa salsa, il cui nome in francese significa ruggine, è molto simile all’aioli ed è composta da olio d’oliva, aglio, zafferano e peperoncino. Spalmandola su un crostino di pane e inzuppandola nel brodo si crea una combinazione di sapori caratteristici della regione.

Boeuf en daube o bouillabaisse? Direi che non avete più scuse, dovete provarli entrambi!

Provenza, tra natura e agricoltura

Camminavamo lentamente tra i banchi, ammirando l’instancabile massaia francese al lavoro. Diversamente da una donna inglese, essa non si accontenta semplicemente di osservare il prodotto prima di fare l’acquisto: lo prende in mano, tasta melanzane, annusa pomodori, spezza sottilissimi haricots verts tra le dita, scava sospettosa nell’umida verzura di una lattuga, assaggia formaggi e olive, e se questi non corrispondono ai suoi gusti personali, guarda il venditore, prima di andare a comperare da un’altra parte, come se si sentisse tradita*

L’agricoltura è l’anima della Provenza. È il soffio vitale che riempie le campagne e, dai banchi dei mercati, le vie delle città e dei villaggi. Mayle l’ha capito, osservando le donne tra i banchi e la loro attenzione nell’annusare e tastare gli ortaggi. Per me, invece, più ancora delle parole, un’immagine può descrivere la combinazione felice tra natura e lavoro dell’uomo in questi luoghi: il dipinto Corn Harvest in Provence di Vincent Van Gogh. Guardare quel campo dorato di mais e quel cielo limpido e perfetto mi invita ad osservare la natura con occhi diversi e spero che faccia lo stesso effetto a voi.

Insomma, la natura è bellissima, ma in Provenza è anche buonissima! Non ci credete? Assaggiate la ratatouille. Un tempo considerato semplicemente una pietanza contadina a base di verdure poco costose, la ratatouille è diventata nel corso degli anni un piatto iconico della Francia, grazie anche alla crescente attenzione per il cibo sano e all’omonimo film della Pixar. La ratatouille, che nasce a Nizza come molti di questi piatti, si compone di pomodori, melanzane, cipolla, zucchine e peperoni cotti lentamente con aglio ed erbe di Provenza fino a ottenere un piatto delicato. Un tripudio di colori e di sapori!

Il vino in Provenza è un saper fare antico

Vogliamo accompagnare i cibi provenzali con un buon vino? La Provenza è una delle zone della Francia dove la coltivazione della vite e la produzione del vino sono più antiche.

Si narra che, all’arrivo dei greci focesi in queste terre, la vite non fosse presente. Le prime informazioni certe sulla coltivazione della vite e la produzione di vini riguardano i tempi dei galli e l’influenza culturale ed enologica degli antichi romani. Da questo periodo in poi il vino sarà un vero e proprio pilastro della tradizione provenzale e se ne inizieranno a produrre vari tipi.

Oggi tra i vini più rinomati della Provenza ci sono sicuramente i rosati, ma si producono anche ottimi rossi e bianchi. Tra tutti, possiamo gustare una delle nove AOC (Denominazione di Origine Controllata) prodotte nella regione: Bandol, Bellet, Cassis, Coteaux d’Aix-en-Provence, Coteaux-de-Pierrevert, Coteaux Varois, Côtes de Provence, Les Baux de Provence e Palette.

* Peter Mayle, Un anno in Provenza, EDT

Yossif Mekhaeil - Redazione junior

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