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Land Art in Provenza

Land Art in Provenza

Ammirare e vivere l’arte nella natura.

Land Art: dalla natura nell’arte all’arte nella natura

La natura ha ispirato l’arte fin dagli albori della vita dell’uomo. È evidente a Vallon-Pont-d’Arc, a poca distanza dalla Provenza, nelle Grotte di Chauvet che risalgono a 35mila anni fa. E lo vediamo, in tempi molto più vicini, nelle generazioni di artisti che la Provenza ha sedotto con i suoi colori e la sua luce: Paul Cézanne ha raffigurato oltre 80 volte la Montagne Sainte Victoire, triangolo di roccia bianca tra il verde della collina e le infinite sfumature del cielo.

Paul Cézanne, la Sainte-Victoire, Kunstmuseum, Berna

È una fascinazione alla quale è difficile sottrarsi: inevitabilmente, la natura s’insinua nell’arte, perfino in quella più astratta.

Ma arriva il momento in cui i confini si dissolvono, i rapporti si capovolgono. L’arte non si accontenta più di rappresentare la natura, di fissarla o sublimarla su una parete o su una tela. Vuole compenetrarsi, farsi tutt’uno per celebrare la bellezza lì dove si manifesta.

C'era una volta il West

Fine anni ’60, la Provenza è lontanissima. È nei deserti dell’Ovest degli Stati Uniti che un gruppo di artisti si allontana deliberatamente dai musei come custodi eletti dell’arte e dai processi creativi convenzionali per assegnare alla natura un ruolo nuovo: non più solo fonte d’ispirazione e musa ispiratrice, ma materia prima e luogo stesso della creazione e della condivisione artistica.

Se gli artisti dell'ottocento avevano spostato l’atto pittorico dal chiuso dei loro studi cittadini all’aperto, piazzando en plein air cavalletti e colori, gli iniziatori della Land Art vanno molto oltre: puntano a una fusione anche fisica tra arte e natura.

Dagli elementi messi a disposizione dalla natura – pietra, roccia, terra, sabbia e legno, ma anche acqua, neve o ghiaccio  – nascono le opere d’arte realizzate nei luoghi stessi in cui sono destinate a essere fruite. Opere ora effimere, così compenetrate nella natura da seguirne i ritmi e la deperibilità nel tempo, ora monumentali, in una corrispondenza ideale con la maestosità dello scenario naturale: per dar vita a Double Negative di Michael Heizer, nel deserto del Nevada, furono spostate 244 800 tonnellate di rocce; Spiral Jetty di Robert Smithson (realizzata nel 1970 e ora scomparsa) era una gettata lunga 457 metri e larga 5 ai bordi del Grande Lago Salato.

Deserto del Nevada

Land Art in Provenza

Col tempo la Land Art e i suoi “canoni” trovano interpreti ad altre latitudini: è la natura a indicare i luoghi, a richiamare gli artisti, a dettare le regole del gioco.
La Provenza, ancora una volta, esercita il suo immancabile fascino. E a fare da sfondo – ideale e reale – alla Land Art è una Provenza discreta, un po’ discosta dalle solite rotte.

È nella parte più interna della regione che oggi si trovano le espressioni più compiute di Land Art. Le porte del Musée Gassendi e del Cairn Centre d’art, entrambi a Digne-les-Bains, sono la soglia che si schiude sull’universo misterioso e pacificante della Land Art in Provenza.

Del resto, da queste parti il dialogo tra arte contemporanea e natura è consuetudine: il Cairn Centre d’Art di Digne-les-Bains è anche il punto d’arrivo (per noi, e di partenza per gli amici francesi) della Viapac, percorso transfrontaliero di 235 km che collega la piemontese Caraglio (in particolare il CeSAC, Centro esperimentale per le Arti Contemporanei) a Digne-les-Bains, passando per il Colle della Maddalena.

Viapac, Edge-stones, di Richard Nonas © Alpes-de-Haute-Provence Tourisme

Il Musée Gassendi e i "sentieri dell'arte"

Al crocevia tra le Alpi e la Provenza, oltre alle opere custodite intra muros il Musée Gassendi di Digne-les-Bains sviluppa da vent'anni una collezione di opere d'arte contemporanea nel cuore della natura. La si può scoprire percorrendo i "sentieri dell'arte", escursioni punteggiate da creazioni che si fondono con i paesaggi rocciosi della zona.

Tra i percorsi artistici merita una citazione il singolare "Refuge d'art", del protagonista della Land Art Andy Goldsworthy: un'opera d'arte da scoprire in cammino attraverso la Riserva geologica dell'Alta Provenza.

Questo singolare itinerario artistico conduce il visitatore di rifugio in rifugio, ognuno dei quali è insieme meta e opera d’arte; lo si può fruire integralmente in modalità itinerante (150 chilometri percorribili in una decina di giorni), poco alla volta attraverso escursioni in giornata e, volendo, con escursioni guidate.

Andy Goldsworthy, Wood line

L’arte secondo Andy Goldsworthy

I rifugi di Goldsworthy – alcuni dei quali sono anche luoghi d’accoglienza – sorgono in spazi che in precedenza hanno accolto altri insediamenti: «Collocando il mio lavoro in un luogo dove già esiste qualcosa, dove hanno già vissuto persone», spiega l’artista britannico, «la mia vita e la mia arte si inseriscono in un contesto».
Goldsworthy testimonia il potere della Land Art anche all'interno delle mura del Museo Gassendi con la sua opera  "River of Earth", un muro d’argilla di oltre mq.2 realizzato in situ nel 2000: un lavoro «talmente radicato nello spazio che non può essere separato dal luogo in cui è stato realizzato». Per l’artista, l'opera è il luogo; in questo senso, "River of Hearth" si inserisce perfettamente nel Dna del Musée Gassendi, che a Goldsworthy dedica anche una sala che ne illustra il percorso artistico.

Andy Goldsworthy, cerchio di pietre grigie

Il Cairn Centre d’art a Digne-les-Bains: nomen omen

Opere di Andy Goldsworthy sono affidate – insieme a quelle di altri protagonisti dell’arte contemporanea quali Paul-Armand Gette, Herman de Vries, Mark Dion, Richard Nonas – anche al Cairn Centre d’art di Digne-les-Bains, laboratorio di creazione a cielo aperto nato per iniziativa del Musée Gassendi in collaborazione con l’UNESCO Géoparc de Haute-Provence.

Cairn è acronimo di Centre d’Art Informel de Recherche sur la Nature, ma il termine designa anche i piccoli cumuli di pietre che gli escursionisti trovano sui sentieri per segnalare la direzione da prendere o per avvertire della presenza di un pericolo. N.B. Nel 2020 ricorre il ventennale della fondazione del Centro: le celebrazioni sono riviate al 2021 proprio con una mostra dedicata al maestro Andy Goldsworthy.

Il Cairn riannoda il percorso della Land Art con tutte le forme d’arte che hanno un legame con la natura: il Centro d’Arte raggruppa una collezione di opere fisicamente disseminate nell'area che gravita intorno a Digne-les-Bain e ai comuni limitrofi, distribuite su oltre 200mila ettari di territorio. Ognuna di esse celebra la connessione tra uomo e natura.

Cairn Centre d'Art

Dove si incontrano Till Roeskens e Richard Nonas

Emblematico è il “Sentier Marcel” di Till Roeskens. Marcel è Marcel Segond, pastore della zona, del quale Roeskens ha raccolto i racconti e i ricordi legati alla montagna dove ha vissuto.

Di fatto, l’opera è un susseguirsi di frammenti della narrazione della vita di Marcel, disposti lungo i sentieri che il pastore ha percorso per quasi 100 anni. E a detta dell’autore il suo significato, più che emergere dalle linee che traccia sul territorio, è legato all’atto di attraversare gli spazi che definisce.

Lungo il tracciato del "Sentier Marcel" trova spazio anche il recente lavoro di Richard Nonas "Le col du deuxième jour": un allineamento di 77 travi di quercia lungo 90 metri. Realizzata dal Cairn in partnership con il Musée Gassendi con l'intento di portare l'arte sempre più all'esterno degli spazi museali, l'opera rappresenta lo spazio inermedio tra le due cime del massiccio del Cousson tra le quali è collocata, ma assume anche un valore metaforico, di "passaggio" che si apre a una nuova realtà.

Richard Nonas, Le Deuxième Jour, lungo il Sentier Marcel di Till Roeskens

Informazioni

Musée Gassendi
64 boulevard Gassendi
Digne-les-Bains
+33 (0)4 92 31 45 29
musee@musee-gassendi.org

Cairn Centre d’art
10 montée Bernard Dellacasagrande
Digne-les-Bains
+33 (0)4 92 62 11 73
cairn@cairncentredart.org

Refuge d'Art Andy Goldsworthy

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