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Con Sonia, sui passi di Cezanne

Con Sonia, sui passi di Cezanne

Per le strade di Aix-en-Provence, nei luoghi frequentati dall’artista, con una guida d'eccezione.

Sonia e io ci vediamo alla Rotonda [gli aixois la chiamano così, ma sarebbe Place Général De Gaulle], Paul ci aspetta lì, a una manciata di passi dall’Ufficio del Turismo.

Non lui-lui, la sua statua di bronzo. L’ha realizzata uno scultore olandese, si è ispirato a una vecchia foto in bianco e nero che, tra l’altro, non era nemmeno stata scattata a Aix-en-Provence, ma nella Val-d’Oise. Nella statua, come nella foto, Cezanne ha poco più di una trentina d’anni, anche se la barba lo fa più vecchio. Sulle spalle, lo zaino con le tele e i colori, e il cappello sulla testa.

Aix-en-Provence, Cezanne e la Rotonde © Sophie Spiteri

Il cappello strizza l’occhio al mestiere di suo padre: Louis Auguste Cezanne vendeva cappelli, aveva una cappelleria, poi ci passiamo davanti

La statua guarda verso la fontana e più lontano, all’orizzonte, verso la Montagne Sainte-Victoire.

La Montagne Sainte Victoire © Sophie Spiteri

Non è stata orientata così per caso: tra quadri e acquarelli, il pittore ha ritratto la “sua” montagna 87 volte

La statua, Aix-en-Provence l’ha messa qui solo nel 2006: è chiaro che ci ha impiegato parecchio a decidersi a voler bene al suo enfant prodige.

Più che parecchio, un’eternità. Quando lui ci viveva, Aix era una città molto provinciale, dove o sei “dentro” o sei “fuori”. Dalle cerchie di quelli che contano, intendo. Per censo Paul avrebbe potuto essere “dentro”, almeno da quando il padre si era comprato una banca, ma la sua restava una famiglia di nouveaux riches. Lui, poi, era troppo introverso e, insieme, troppo avanti per il suo tempo. Ai suoi concittadini altolocati proprio non andava giù, fin dai tempi della scuola. Anche lui, del resto, alla città aveva sempre preferito la campagna e la sua gente semplice

La campagna intorno a Aix-en-Provence © Sophie Spiteri

Il percorso per arrivare al Collège Bourbon, dove Cezanne entrò alle scuole medie, è breve: giriamo intorno a uno spicchio della piazza, prendiamo l’Avenue Victor Hugo e poi, a sinistra, ci infiliamo nella Rue Cardinale. La scuola è qui, al 41: adesso si chiama Collège Mignet.

Il Collège Bourbon era la scuola dei figli dei notabili cittadini. E Paul con i compagni non legava, non condivideva i loro interessi, se ne stava per conto suo. Le cose andarono diversamente quando arrivò Émile Zola da Parigi: il padre, che era un ingegnere di origini italiane, si era trasferito a Aix con la famiglia perché aveva vinto l’appalto per una diga accanto alla Montagne Sainte-Victoire. Émile era un tipo mingherlino, miope, parlava francese con accento parigino e qualche inflessione italiana, mentre qui tutti parlavano provenzale: la vittima perfetta per i bulli della scuola

Paul Cezanne, ritratto di Emile Zola

Un giorno Cezanne, decisamente più corpulento di Zola, assistette a uno di questi episodi e intervenne. La loro amicizia nacque così. E il giorno dopo Emile, riconoscente, portò a Paul un cesto di mele. Un soggetto che Cezanne dipinse spesso: un po’ perché la sua pittura era molto lenta, durava giorni e giorni, e le “modelle” non si guastavano; un po’ perché gli ricordavano l’inizio dell’amicizia con Zola

Zola regalò a Cezanne un cesto di mele

Difronte al Collège c’è la Rue Cabassol, e in rue Cabassol, all’angolo con Rue Goyrand, c’è Book in Bar. Cezanne non ci ha mai messo piede, ma è il caffè libreria preferito di Sonia. La pausa è l’occasione per parlare ancora un po’ del “nostro” e del suo amico parigino, davanti a una tazza di tè e degli ottimi scones.

Cezanne e Zola erano inseparabili, sempre insieme anche fuori da scuola, nelle passeggiate sulla Sainte-Victoire o lungo le rive dell’Arc. Parlavano del futuro ma, mentre Émile già si vedeva scrittore, Paul era ancora indeciso: pittore o poeta? Certo è che, mentre l’insegnante di francese premiava con buoni voti il talento di Zola, quello di arte dava a Paul voti terribili

Mentre parliamo riprendiamo la Rue Goyrand verso est e giriamo a destra in Rue du 4 Séptembre, attraversiamo la Place des Quatre Dauphins, con la sua fontana centrale e le architetture che la circondano creando un insieme armonioso, e riprendiamo la Rue Cardinale fino al Musée Granet, in Place Saint-Jean de Malte. Chiedo a Sonia se siamo qui per vedere i capolavori di Cezanne.

Aix-en-Provence, Place des 4 Dauphins © Sophie Spiteri

Il Musée Granet contiene soltanto 10 opere di Paul Cezanne: quando fu presa in considerazione la possibilità di fare acquisti, i suoi capolavori erano già partiti per i grandi musei e le collezioni private di mezzo mondo. Le quotazioni del pittore erano ormai alle stelle: i quadri che ci sono qui sono tutti prestiti del Musée d’Orsay di Parigi, tranne un ritratto di Émile Zola che Paul dipinse nella capitale, che è di proprietà del museo. E pensare che al primo piano di quello che ai tempi di Cezanne era ancora il Musée d’Aix c’era una scuola di pittura che anche lui frequentava, pur con scarso apprezzamento per il suo talento precoce da parte del corpo insegnante.

Più tardi Paul, ormai affermato, avrebbe tenuto a che le sue opere fossero esposte qui, ma nel 1900 l’allora conservatore Henri Pontier disse che non avrebbe mai permesso a un quadro di Cezanne di entrare in quelle sale finché lui stesso fosse rimasto in vita: « Moi vivant, aucun Cezanne n’entrera au musée ». Andò esattamente così

Aix-en-Provence, tra le sale del Musée Granet © Musée Granet

Erano gli anni in cui, su impulso di Zola da una parte e della nostalgia per la campagna aixoise dall’altra, Paul faceva avanti e indietro dalla Provenza a Parigi – dove approdò per la prima volta nel 1860 – con una certa frequenza. A Parigi, Cezanne tentò senza successo di farsi ammettere all’Académie de Beaux Arts, ma non venne accettato e finì per frequentare una scuola privata, l'académie de Charles Suisse. Ma non fu un male: vi conobbe Auguste Renoir, Claude Monet, Alfred Sisley e soprattutto Camille Pissarro, con il quale stinse amicizia e che finì per considerare una sorta di padre intellettuale.

Fu un periodo denso di eventi. Il primo impatto con la capitale lo scoraggiò: non si sentiva abbastanza bravo per diventare un pittore. Così cedette alle insistenze paterne e se ne tornò ad Aix per lavorare in banca: del resto, prima di dedicarsi quasi unicamente alla pittura aveva cominciato a studiare diritto in quella che oggi è una delle sedi della grande ecole di Scienze Politiche di Aix, al 25 di Rue Gaston de Saporta. Ma il mondo del credito non faceva per lui, e perfino il vecchio Louis Auguste finì per farsene una ragione. Paul tornò a Parigi, spinto dalla sua vocazione di artista, e per qualche tempo fu Émile Zola a dargli una mano a sbarcare il lunario

In uno dei suoi periodi parigini, il timido Paul ebbe una relazione con una delle sue modelle, Marie-Hortense Fiquet, che rimase incinta. In un primo tempo Paul tenne nascosta la relazione al padre, temendo di vedersi stringere i cordoni della borsa, ma nei confronti di Hortense fu sempre leale e diversi anni dopo si decise finalmente a sposarla.

Paul Cezanne, ritratto della moglie e modella Hortense

Anche se non fu amore, e se vissero lunghi periodi separati l’uno dall’altra – Paul preferiva la campagna, lei la vita parigina –, Hortense fu per il pittore una compagna di vita, e la considerazione e la stima reciproca non vennero mai meno. Della madre di suo figlio, Paul junior, Cezanne dipinse 45 ritratti. E quando, dopo lunghe ore di posa, la moglie modella accennava un lieve movimento, lui s’innervosiva e le ingiungeva: «stai ferma, fai come le mele!»

Mentre Sonia parla di Cezanne come se parlasse di un caro amico del quale ha raccolto le confidenze e ha sempre preso le parti, ci infiliamo nella stretta Rue Clovis Hugues e sbuchiamo nella Rue du Maréchal Jeoffre che proprio qui si allarga nella Place Jean-Boyer. Siamo davanti al Musée Granet XXe, l’annexe del “fratello maggiore”. A pochi metri dall’ingresso, una gigantografia sul lato dell’edificio attiguo non passa inosservata.

Aix-en-Provence, Chapelle des Pénitents blancs

Il Musée Granet XXe è la cappella dei Penitenti bianchi: ai tempi di Cezanne conteneva oggetti e opere che alcuni collezionisti di Aix-en-Provence avevano donato al Comune. Cezanne la visitò su consiglio di un insegnante, ma trovò tutto vetusto e disgustosamente brutto: la sua idea di pittura era tutt’altra, e quello che aveva in testa era un modo nuovo di dipingere. Il tizio con la maglia a righe nella foto sul muro accanto alla cappella è Picasso, l’altro è un mercante d’arte, Jean Planque [quel Planque la cui collezione – che con ogni probabilità sarebbe piaciuta anche al giovane Paul – è oggi esposta al Granet XXe]: stanno guardando un lavoro di Cezanne, un ritratto di Hortense

Aix-en-Provence, Pablo Picasso e Jean Planque

Oggi sappiamo che Picasso non comprò il quadro, perché si rese conto che era stato ritoccato: quando dipingeva, Paul Cezanne non copriva tutta la superfice con il colore, perché considerava il bianco della tela parte integrante dell’opera. Ma in quel ritratto gli spazi bianchi erano stati cancellati.

Di Cezanne, Picasso acquistò altri quadri, compresa una raffigurazione della Sainte-Victoire. Per lui aveva un’ammirazione sconfinata, lo considerava “il padre della pittura moderna e di tutti noi”, riferendosi ai nuovi pittori che si stavano affacciando insieme a lui sullo scenario artistico, come Braque, i Fauves… E lui stesso volle passare nei luoghi cari a Cezanne gli ultimi anni della sua vita. È per questo che Picasso acquistò la tenuta dello Château de Vauvenargues, fiero finalmente di essere venuto in possesso non di un’altra Sainte-Victoire dipinta da Cezanne, ma di una porzione della montagna su cui si estendeva parte dei terreni del castello. «Finalmente», scherzava con il suo agente, «questa volta ho comprato l’originale»

Pablo Picasso, Le village de Vauvenargues

Per ragioni di età, Paul e Pablo non si incrociarono mai, ma se mai il loro incontro impossibile fosse avvenuto qui, alla cappella dei Penitenti bianchi, i due si sarebbero incamminati verso nord per la Rue Pavillon, e poi a sinistra lungo la Rue Maréchal Jeoffre per sbucare sulla Place Forbin e proseguire sul Cours Mirabeau. Si sarebbero fermati al 53 bis, al Café des Deux Garçons che entrambi, seppur in tempi diversi, erano soliti frequentare.

Aix-en-Provence, Les Deux Garçons, interno

Cezanne incontrava qui l’amico Zola, ma negli anni la cerchia degli artisti che avevano eletto “les 2 G” come punto di riferimento si sarebbe allargata: frequentarono la brasserie altri provenzali celebri come l’attore Raimu, lo scrittore Henri Bosco, e il musicista Darius Milhaud; e più tardi, nel periodo di Picasso, arrivarono anche Francis Poulenc, compositore e pianista, e il poliedrico Jean Cocteau, poeta, pittore, disegnatore, drammaturgo e cineasta

Sonia e io seguiamo lo stesso percorso, ma non arriviamo fino al 53 bis: da poco meno di due anni il Café des Deux Garçons, devastato da un incendio, non esiste più. È da sperare che venga ricostruito fedelmente, compreso il tavolino con il nome di Cezanne, considerando che il locale era iscritto nell’elenco dei monumenti storici francesi dal 1984 e che la documentazione cartografica, iconografica e perfino cinematografica – vi furono ambientati anche alcuni film con Alain Delon, altra gloria nazionale – certo non manca.

Noi ci fermiamo prima, davanti al civico 55. Siamo davanti a una banca, una banca moderna, non quella di Louis Auguste Cezanne. Ma lo spirito del padre di Paul aleggia qui: basta guardare poco più in alto e, sul muro, si scorge ancora l’insegna del suo cappellificio.

Aix-en-Provence, la vecchia insegna della cappelleria di Louis-Auguste Cézanne

La scritta scura è sopra le finestre del primo piano, in corrispondenza dell’appartamento dove andarono a vivere Louis Auguste, allora quarantenne, e Anne Élisabeth Honorine Aubert, che era operaia nella cappelleria e che aveva poco più della metà dei suoi anni: la mamma di Paul, nato anche lui fuori dal matrimonio. I due si sposarono solo nel 1944, mentre Paul era nato il 19 gennaio 1839 e la sorella Marie nel 1941

La nostra passeggiata riprende a ritroso lungo il Cours Mirabeau, la Place Forbin e la Rue de l’Opéra: Paul Cezanne nacque qui, al civico 28, come testimonia una targa commemorativa. E fu battezzato il 22 febbraio nella chiesa della Madeleine, la stessa dove si sposarono papà Louis Auguste e mamma Honorine. Per raggiungerla percorriamo tutta la Rue Manuel e costeggiamo la Place des Prêcheurs.

Aix-en-Provence, Cours Mirabeau © Cintas Flores

Ormai, siamo nella parte più popolare della città, che ai tempi di Cezanne era letteralmente divisa in due dal corso principale, allora semplicemente “Le Cours”. A sud, dove è iniziata la nostra passeggiata, si trova il quartiere Mazarin, quello delle famiglie nobili della città, dove ancora oggi le facciate degli edifici custodiscono gli appartamenti di pregio della nobiltà cittadina e gli studi professionali e notarili; quella in cui « Il vaut mieux vivre cachés », come cachés, nascosti, sono qui molti dei giardini privati più belli della città. Fa eccezione quello del Caumont Centre d’Art, prestigioso centro espositivo gestito dalla Fondation Culturespaces che ha a sua volta omaggiato Cezanne in più occasioni

Hôtel de Caumont - Il giardino alla francese

A nord del Corso, invece, c’è la Aix-en-Provence più vivace, con i caffè, le botteghe e il mercato che ancora oggi si tiene ogni giorno in Place Richelme e per tre volte la settimana – il martedì, il giovedì e il sabato – si trasforma in grand marché e invade la contigua Place de l’Hotel-de-Ville con il marché aux fleurs e altri luoghi della città, come il Cours Mirabeau e la Place Verdun, la piazza del Tribunale

Dalla Madeleine al Municipio, dove sono custoditi gli atti di nascita, di matrimonio e di morte di Paul Cezanne, abbiamo impiegato solo cinque minuti, passando per la contorta Rue Rifle Rafle, infilandoci sulla sinistra nella Rue Jaubert che costeggia il Tribunale, svoltando a destra nella Rue Vauvenargues e ancora a sinistra nella Rue des Cordelier, fino a sbucare, appunto, nella Place de l’Hotel-de-Ville.

Aix-en-Provence, Piazza del comune © Francesca Molinari

Sonia non transige, un giro tra le bancarelle è d’obbligo, come è d’obbligo la sosta a uno dei banchi di fiori: bouquet e piante fiorite completano la tavolozza già colorata dalla frutta e dalla verdura. Il tragitto verso l’ultima casa abitata da Cezanne a Aix-en-Provence è ancora più breve: dalla piazza prendiamo la Rue Paul Bert e poi la Rue Boulegon che ne è il proseguimento. Al numero 23, una targa spiega che nell’edificio Cezanne visse i suoi ultimi anni e morì il 22 ottobre 1906.

Se guardi verso l’alto, si vede una vetrata: è l’atelier inglobato nell’alloggio di Cezanne, ma più che qui lui dipingeva nell’atelier che oggi è al 9 di Avenue Paul Cezanne, dove lavorò dal 1902 al 1906. Paul fece costruire entrambi con la sua parte del ricavato della cessione del Jas de Bouffan, la grande casa di campagna dove anche lui per alcuni periodi della sua vita aveva vissuto e dipinto, venduta con suo grande rammarico dalle sorelle dopo la morte della madre

Atelier Cezanne, la luce che arriva da nord

Il tragitto che porta dalla casa all’atelier è lo stesso che Cezanne faceva a piedi ogni giorno, poco più di un chilometro dal centro città alla collina dei Lauves: da Rue Boulegon prendiamo a destra Rue Pierre et Marie Curie (che costeggia il retro della Cathédrale Saint-Sauveur, dove il 24 ottobre 1906 si svolsero le esequie di Cezanne, poi sepolto al Cimetière Saint-Pierre), svoltiamo a sinistra per percorrere un tratto brevissimo del Boulevard Aristide Briand e proseguiamo girando a destra nella Traverse Notre-Dame che sfocia in Rue de la Violette. La imbocchiamo verso sinistra e poi pieghiamo a destra per l’ultimo tratto di salita, nella via che ora porta il nome del pittore.

L’atelier lo aveva progettato Cezanne, definendone gli spazi e l’orientamento perché la luce arrivasse da nord, e facendo realizzare perfino un montacarichi in corrispondenza con un’alta feritoia verticale a piano terra per portare all’esterno le tele più grandi, impossibili da trasportare lungo le scale.

Sonia Gonzini nell'atelier di Cezanne

Nel giardino, tra gli alberi di ulivo, ritraeva il giardiniere Vallier, anche lui costretto a lunghe pose; oggi gli ulivi non ci sono più, mentre l’interno è intatto con i suoi mobili e i suoi oggetti, mele comprese. Qui nell’atelier, lo spirito di Cezanne è vivo, lo senti. O, almeno, io l’ho avvertito

Qualche tempo fa tenevo ogni giorno due visite guidate all’atelier per conto del Comune, e restavo per tutta la giornata ad accogliere i visitatori. L’opportunità di custodire questo edificio così impregnato di Cezanne è stata un regalo grande. La mattina, prima che i visitatori arrivassero, avevo l’atelier tutto per me; mi è capitato perfino di spazzare le foglie accumulate sul pavimento, portate dal mistral. Era un modo di pensare a Paul, di instaurare con lui un dialogo silenzioso, muto, ma intenso e pregnante come la sua pittura

Aix-en-Provence, Atelier Cezanne © Francesca Molinari

La nostra passeggiata sui passi del pittore finisce qui, anche se a volte Cezanne, dall’altelier, raggiungeva a piedi il Terrain des Peintres e lo Chemin de la Marguerite, poco lontani, o si faceva accompagnare in calesse, con tutto il necessario per dipingere sur le motif, al Tholonet, a est della città: tutti punti da cui la vista sulla Montagne Sainte-Victoire è impareggiabile.

La montagne Sainte-Victoire in lontananza

Ci andremo un’altra volta, come al Jas de Bouffan. E andremo alle cave di Bibémus, altra destinazione a poca distanza da Aix-en-Provence dalla cui atmosfera Paul era irrimediabilmente attratto, e che gli ispirarono i dipinti che fecero nascere il cubismo.

Bibémus, Paul Cézanne, Solomon R. Guggenheim Museum, New York

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Sonia è italiana e vive a Aix-en-Provence dal 2006, dove è guide conférencière. Io vivo e lavoro a Milano, dove giorno dopo giorno prende forma inProvenza. Non ci siamo mai incontrate e questa passeggiata en plein air non l’abbiamo mai fatta. Ci siamo sentite al telefono e, insieme, abbiamo pensato di percorrere le strade di Aix, lei con la sua conoscenza profonda della città e una memoria ben allenata dal suo lavoro, io con il ricordo vivo dei miei brevi soggiorni aixois e con l’omino arancione di Maps che mi guidava per le strade di Street View. Una gran bella esperienza e, forse, una nuova amicizia.

Sonia Gonzini conduce visite guidate individuali o per piccoli gruppi a Aix-en-Provence e nel resto della Provenza, in italiano, francese, inglese e tedesco. Chi vuole lasciarsi condurre da una guida d’eccezione per i luoghi cari a Cezanne in città e nei dintorni può scrivere a .

P.S. Cézanne o Cezanne?

Cézanne all’anagrafe e Cezanne nel cuore. I pochi quadri che riportano la firma del pittore sono firmati “Cezanne” e non “Cézanne”.

Paul Cezanne, la firma dell'artista

In questo articolo Sonia e io sposiamo volentieri la causa di Philippe Cezanne, pronipote di Paul, che si batte, appunto, per l’ortografia del cuore.