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Caravaggio in Provenza o Caravaggio e la Provenza

Caravaggio in Provenza o Caravaggio e la Provenza

Anticipazione. Due Caravaggio riscoperti in mostra a Cavaillon dal 18 luglio al 30 ottobre 2019.

Una mostra ai limiti dell’insospettabile in pieno Luberon. È “Caravaggio in Provenza”, che dal 18 luglio al 30 ottobre a Cavaillon permetterà di ammirare due Caravaggio inediti.

Caravaggio in Provenza, due opere riscoperte

Due dipinti ritrovati all'Hôtel d'Agar di Cavaillon, "Il Martirio di San Sebastiano" e "Il dipinto del perdono" (conosciuto come "Il perdono Borghese") furono tra i primi dipinti caravaggeschi introdotti in Francia, dove entrarono nel 1613. Da allora e per più di 400 anni, non hanno praticamente mai lasciato la Provenza.

Attribuibili a Caravaggio dopo uno studio durato quattro anni ed essenziali per la storia della diffusione del caravaggismo, "Il Martirio di San Sebastiano" e "Il dipinto del perdono" provengono da una collezione prestigiosa, quella di Nicolas-Claude Fabri de Peiresc. Tra i più grandi collezionisti universalisti ed europei del primo Seicento, Peiresc è considerato da tutti gli studiosi d'Europa come il principe della Repubblica delle Lettere, amico di re e regine, di papa Urbano VIII, avvocato di Galileo durante il processo e amico di Rubens.

Quando e come le opere di Caravaggio giunsero in Provenza

Nota da quando vennero dipinte fino a oggi, la storia delle due opere è un vero e proprio feuilleton in cui si mescolano politica ed erudizione.

Entrambe furono dipinte sulla stessa tela a Napoli, tra il 24 ottobre 1609 e il giugno 1610, solo pochi mesi prima della morte del Caravaggio, con l'obiettivo di ottenere la grazia di Papa Paolo V Borghese. Dopo la morte dell'artista nell'agosto 1610, "Il Martirio di San Sebastiano" e "Il dipinto del perdono" furono inseriti nelle collezioni di Lelio Pasqualini, collezionista romano amico di Annibale Carracci.

Scipione Borghese stava cercando di recuperarli, così come un antico cammeo, e per questo arrivò perfino a minacciare Pasqualini. Ma nella vicenda intervenne Nicolas-Claude Fabri de Peiresc e recuperò segretamente i tesori di Pasqualini grazie a Louis Finson, a sua volta pittore, amico, allievo, mercante e collezionista del Caravaggio: già nel el 1613, ad Aix en Provence, Finson e suo socio Martin Faber possedevano nove originali del Caravaggio: la Vergine del Rosario, Maddalena in estasi, Davide e Golia, Giuditta e Oloferne, un giovane portatore di stoffe, la crocifissione di Sant'Andrea e altre "mezze figure" tra cui una negazione di San Pietro, un San Girolamo e un San Sebastiano.

Finson vendette il "ritratto del giovane portatore di stoffe" (poi scomparso), una copia della "Maddalena in estasi" (Madeleine de Saint Rémy de Provence) e il "San Sebastiano" a Boniface Borrilly, consigliere del re, e diede "Il dipinto del Perdono" a Nicolas Claude Fabri de Peiresc, con i tesori e il ritratto del suo amico Lelio Pasqualini. Il "dipinto del Perdono" e il "ritratto di Pasqualini" si unirono così alla famosa "galleria degli illustri" nel gabinetto di Peiresc. Dal 1613 al 1615, il Principe della Repubblica delle Lettere fu l'ispiratore del primo laboratorio caravaggesco fuori dall'Italia, che si formò in Provenza con Louis Finson, Martin Faber, Trophime Bigot, François Mimault, Mathieu Frédeau e altri pittori.

Peiresc considerava il San Sebastiano un "bene pubblico" che non avrebbe mai dovuto lasciare il paese di Aix. Nel 1631 lo riacquistò da Borrilly e lo nascose per tutta la vita, come pure il "dipinto del Perdono", nel suo studio: onde evitare conflitti diplomatici, la famiglia Borghese non avrebbe mai dovuto venire a sapere che ne era lui il proprietario.

Peiresc presentò segretamente i due quadri ad alcuni amici di passaggio nella sua casa, tra i quali Rubens, Philippe de Béthune e Tommaso Campanella; una copia del San Sebastiano allora realizzata da Mattia Preti è oggi esposta al Museum of Fine Arts de La Valletta, a Malta.

Quando Peiresc morì nel 1637, i due dipinti furono posti, su sua richiesta, ai lati della sua tomba, nella cappella della famiglia Fabri della chiesa della Madeleine ad Aix-en-Provence. Rimasero lì fino alla metà del XIX secolo.

Nel 1978, "Il Martirio di San Sebastiano" e "Il dipinto del perdono" attirarono l'attenzione di Henri Wythenhove, curatore del Musée des Beaux-Arts de Marseille che li attribuì a Finson. I due dipinti furono messi in vendita dai discendenti di Peiresc all'Hotel George V Hotel di Parigi il 23 gennaio 1987, ma rimasero invenduti. Il Louvre ne annullò poi l'attribuzione a Finson, considerando che si trattasse dell'opera di un "maestro napoletano dell'inizio del XVII secolo"; per ragioni di tempo, tuttavia, non ne approfondì l'analisi.

Rimessi in vendita ad Avignone l'8 dicembre 1991, i due dipinti furono acquistati dall'antiquario Daniel Dumoussaud, il quale fece propria la volontà di Peiresc: i quadri non avrebbero dovuto lasciare la Provenza.

Infine, nel gennaio 1992 i quadri entrarono nelle collezioni della famiglia Morand a Cavaillon.

Caravaggio e il caravaggismo

Insieme ai lavori del maestro, l’esposizione “Caravaggio in Provenza” proporrà una cinquantina di opere dal XVI al XIX secolo influenzate dal caravaggismo: molta pittura dei secoli successivi fu infatti ispirata direttamente o indirettamente dallo stile artistico del Merisi. La mostra propone una lettura originale di questa corrente che, introdotta in Provenza nella prima metà del XVII secolo, ebbe un notevole influsso sulla produzione artistica locale.

In particolare, l'esposizione sarà incentrata sulle collezioni caravaggesche dell'Hôtel d'Agar, frutto di 27 anni di ricerche e acquisizioni. Ne fanno parte:

  • dipinti inediti di Louis Finson, Juseppe de Ribera, Trophime Bigot, Annibale Carracci, GuyFrançois, Salvator Rosa e altri;
  • opere precaravaggesche e a chiaroscuro del XVI secolo dal Solario al Bassano;
  • alcune opere successive influenzate da Caravaggio, come quelle di François Marius Granet.

La mostra prevede anche un 'dialogo attraverso le opere' tra i rappresentanti del caravaggismo e artisti contemporanei ai quali l'Hôtel d'Agar ha affidato commissioni specifiche: Alfons Alt, Charlotte Le Bon, Fabrice Hyber, Myriam Mechita, Claude Mollard, Françoise Pétrovitch...

La curiosa location di "Caravaggio in Provenza"

Se esiste in Provenza un luogo davvero particolare, poco noto e tutto da scoprire, è l’Hôtel d’Agar di Cavaillon, sede della mostra "Caravaggio in Provenza".

L’Hôtel d’Agar, spazio intimo di dialogo e vagabondaggio poetico, è la dimora di una famiglia (Veronique Valton, Christian Morand e i loro due figli) curiosa di tutto – dalle ricchezze del passato alla musica, dalla letteratura all’arte contemporanea – e desiderosa di condividere con il pubblico le sue passioni.

Ispirato ai cabinets de curiosités che fiorirono in Europa nel XVI secolo, l’Hôtel d’Agar propone di entrare nell’intimità di una collezione per scoprirne le ricchezze archeologiche, i reperti di etnologia, i capolavori della storia dell’arte e le creazioni contemporanee di cui la famiglia incarica direttamente gli artisti per le mostre organizzate dalla ‘casa’.

L’esposizione "Caravaggio in Provenza", quindi, è anche l’occasione di compiere un viaggio attraverso i millenni, perdersi e vagabondare tra le stanze straripanti di naturalia e mirabilia, lasciandosi ispirare dalle proprie sensazioni. Anche perché proprio in occasione della mostra "Caravaggio in Provenza" saranno aperte tredici sale dell'Hôtel d'Agar per un nuovo percorso espositivo: due, restaurate, saranno aperte per la prima volta.

Caravaggio, Finson e la Provenza, un intreccio di storie

Sono due, estremamente diverse e distanti molti secoli, le vicende che creano un sottile nesso tra Caravaggio e la Provenza.

La prima è legata a un dipinto di Louis Finson attualmente conservata nel museo di Marsiglia. Si tratterebbe di una copia eseguita con grande perizia della Maddalena in estasi, opera che lo stesso Merisi avrebbe dipinto durante il suo ultimo soggiorno a Napoli e portato con sé, insieme ad altre due tele, a Porto Ercole, dove perse la vita.

Quella Maddalena in estasi di Caravaggio è oggi al centro di una disputa artistica che sembra destinata a non finire. Considerata andata perduta da una parte della critica, altri esperti l’hanno identificata di volta in volta con opere tuttora esistenti in diversi angoli del pianeta (ce ne sarebbero in circolazione otto). Alcuni studiosi ritengono addirittura che il pittore milanese ne avesse realizzate due edizioni.

Che cosa c’entra, al di là del suo intrinseco valore artistico, la Maddalena di Finson di stanza a Marsiglia? Secondo la storica dell’arte Mina Gregori, la Maddalena in estasi originale di Caravaggio è quella attualmente conservata (e da lei ‘riconosciuta’ nel 2014) in una collezione privata europea: tra le altre ‘prove’ addotte dalla studiosa vi è proprio il fatto che la figura e le fattezze della Maddalena sono somigliantissime a quelle che Finson copiò dall’originale nel 1600.

Da Marsiglia la verità sulla morte di Caravaggio

A settembre 2018, le ricostruzioni della vita (e in questo caso della morte) di Caravaggio passano ancora una volta per Marsiglia. È l’ Istituto di malattie infettive dell’Università della città provenzale infatti, in ‘squadra’ con gli atenei di Ravenna e di Verona, a rimettere in discussione le tesi fino ad allora considerate più attendibili – sifilide, malaria e saturnismo le più accreditate – sulle cause del decesso del maestro.

In seguito al ritrovamento dei resti del pittore nel cimitero di Porto Ercole, il team internazionale di ricercatori ha potuto stabilire che la sua morte fu dovuta a un’infezione degenerata in seguito a una ferita. La scoperta è avvenuta grazie al prelievo di resti della polpa dentaria, dove avrebbero potuto annidarsi tracce del batterio mortale. I vasi sanguigni sono stati sottoposti a un'analisi attenta, combinando tre diversi metodi di esame del Dna. È così che gli esperti hanno trovato lo Staphilococcus aureus, causa effettiva della morte: con ogni probabilità, una ferita subita nel corso di una rissa causò la fatale setticemia.

Informazioni

Caravaggio in Provenza
Hôtel d’Agar
Rue Liffran, Cavaillon
Dal 18 luglio al 30 ottobre 2019
Le visite sono solo guidate e su prenotazione. Dettagli su orari e biglietti saranno disponibili sui siti internet dell’Hôtel d’Agar e dell’Ufficio del turismo Destination Luberon di Cavaillon.


Immagine della testata di Ron Porter su Pixabay