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Château du Barroux, una distilleria di whisky nel cuore della Provenza

Château du Barroux, una distilleria di whisky nel cuore della Provenza

Sulle strade del Vaucluse come nelle Highlands scozzesi.

Château du Barroux, gli ingredienti per fare un buon whisky

Che cosa serve per fare un buon whisky?

  • un castello di famiglia;
  • aria buona;
  • cerali;
  • una piccola squadra affiatata;
  • savoir-faire;
  • tantissima passione, entusiasmo, energia.

Il castello è lo Château du Barroux, tra Carpentras e Vaison-la-Romaine. Dalla collina su cui poggia, il paesaggio è da togliere il fiato, e l’aria tersa è quella del Monte Ventoux, così vicino che sembra di poterlo toccare.

Lungo i fianchi e ai piedi del Gigante di Provenza troviamo anche i cereali, anzi il cereale. È il farro, qui petit épautre, che da queste parti veniva coltivato già 9mila anni fa.

Spiga di farro.jpg

Quanto alla squadra e ai savoir-faire, sono un tutt’uno: Fanny e Jean-Baptiste Vayson de Pradenne sono i proprietari del castello acquistato dal bisnonno nel 1929 e passato, da allora, per altre mani e non poche vicissitudini. Fanny, enologa di formazione e Maître Assembleur, ha lavorato per parecchi anni nel settore vinicolo in Occitania, poco più a ovest della Provenza. Jean-Baptiste è ingegnere, e ha consolidato le sue competenze lavorando nelle centrali idroelettriche: qualunque intervento tecnico è nelle sue corde ed è a lui – suoi i progetti e sue le mani che li hanno realizzati – che si deve il grande lavoro di restauro che ha permesso di riaprire il castello al pubblico. Sabine Mazzoleni è il loro indispensabile braccio destro che dà gambe per camminare a gran parte delle idee di Fanny e Jean-Baptiste, a cui ne aggiunge di sue.

Passione, entusiasmo ed energia non difettano, évidemment, a nessuno dei tre.

Jean-Baptiste Vayson de Pradenne

Dal castello alla distilleria

Come si è arrivati dal castello alla distilleria, è lo stesso Jean-Baptiste a raccontarlo. «Il nostro obiettivo era quello di far rinascere il castello, ma nella nostra concezione non sarebbe mai potuto diventare un hotel a cinque stelle o una spa di lusso. Volevamo farne un luogo condiviso, integrato con il villaggio di Le Barroux e la comunità circostante, aperto a tutti quelli che arrivano in queste bellissime valli. L’altro punto di partenza è stato “facciamo qualcosa di diverso, qualcosa che non c’è, ma in sintonia con i luoghi”».

Panorama dallo Château du Barroux.jpeg

Scartati dunque anche vino, olio e lavanda, la scelta della distilleria era in qualche modo nell’ordine naturale delle cose. «Sapete chi è il primo consumatore mondiale di whisky?» chiede Jean-Baptiste. «La Scozia, se prendiamo gli scozzesi da soli. Ma se nel confronto mettiamo il Regno Unito, il primato spetta alla Francia: 5 litri all’anno per nucleo familiare. E la Francia è anche il primo produttore europeo di cereali». In pratica, i grandi produttori scozzesi di whisky si procurano al di qua della Manica la materia prima e poi esportano il loro prodotto finito sul mercato francese. «Niente di strano, nelle normali logiche dell’economia. Ma noi abbiamo pensato di accorciare, e di molto, il circuito: coltivazioni locali, produzione locale, vendita sul posto».

Château du Barroux, il castello

Un whisky che non c’è ancora, ma che molti hanno già scelto

Sul posto, spiega Jean-Baptiste, «il whisky non si può ancora comprare: perché sia whisky ci vogliono almeno tre anni di invecchiamento, che noi raggiungeremo nel 2025, e i whisky migliori invecchiano di più. Però in molti hanno già “prenotato” la loro bottiglia pagandola ora in cambio di un piccolo sconto: per noi è un modo per finanziare ulteriori restauri e riportare alla vita e alla vista altre parti del castello; per i sottoscrittori, che sono gente di qui, ma anche francesi e stranieri innamorati della Provenza, è un modo per dire “arrivederci”, una dichiarazione dell’intento di ritornare».

La bottiglia “vuota”, invece c’è già. Questa volta è Sabine a sfoderare tutto il suo orgoglio di far parte della brigata: «abbiamo già scelto la forma, il nome, le etichette, in sintonia con l’anima dello Château du Barroux». Ed è sempre Sabine ad accompagnaci tra le segrete stanze della distilleria.

Come sarà la bottiglia del whisky Château du Barroux

Distilleria dello Château du Barroux, una visita pas comme les autres

Tra un portone che cigola e un chiavistello che si alza, Sabine ci fa strada negli spazi dove il whisky dello Château du Barroux prende vita. Qui al casello, le visite della distilleria sono all’ordine del giorno tutto l’anno, salvo una breve pausa nel mese di gennaio. Le curiosità – lungo un percorso che segue le diverse fasi della produzione, dalla scelta delle spighe alla mise en bouteille – sono tante.

Due tappe tra tutte: la distillazione, in una stanza che sembra quella di un alchimista; e l’invecchiamento, nelle barrique che hanno trovato posto nel vecchio granaio. Nella prima, il protagonista è un bellissimo alambicco del 1929, lo stesso anno in cui il bisnonno acquistò il casello; nel secondo, a catturare lo sguardo sono le file di barili dove l’alcol diventa whisky e si impregna dei profumi e dei sapori dei vini che l’hanno preceduto. «Stiamo sperimentando molto», racconta ancora Jean-Baptiste. «Tra le altre, abbiamo scelto delle vecchie barrique che prima del nostro liquore avevano accolto vini dolci, come il sauternes, che regalerà al whisky i suoi aromi pregiati, o il vin de maury, un vino naturalmente dolce della zona di Perpignan, nei Pirenei Orientali, che rilascerà note di prugna e di noce».

Château du Barroux, barrique

…e una degustazione pas comme les autres

Ciliegina sulla torta, per chi lo vuole, la visita alla distilleria si può concludere con una degustazione.

Whisky e cioccolato? Banale. E così i nostri castellani hanno optato per un accostamento whisky-fromage.

È Fanny a scegliere gli abbinamenti (la degustazione ne prevede quattro, con sottofondo di musica medievale), con la complicità di un fornitore di fiducia: la Crèmerie Fromagerie Mercy di Carpentras (già Fromagerie du Comtat), per molti – e per noi – la migliore dell’intero Vaucluse.

Camembert, uno dei formaggi più adatti all'abbinamento con il whisky

Le Château du Barroux oltre la distilleria

Chi non resisterebbe, nello Château du Barroux, sono i fantasmi: il luogo è talmente vivo che la loro tranquillità ne sarebbe disturbata, mentre un eventuale stridore di catene passerebbe per l’ultima trovata a uso dei visitatori.

Oltre alle visite della distilleria e alle degustazioni whisky-formaggio (entrambe su prenotazione), lo Château du Barroux propone un insieme di attività in grado di richiamare i pubblici più diversi. Le visite del castello libere e guidate, ad esempio, anche nella versione caccia al tesoro, sono apprezzate soprattutto  dalle famiglie: i bambini armati di bussola e matita vanno in cerca di enigmi da risolvere e indizi da scovare per scoprire i segreti degli animali leggendari della Provenza. Oppure si può fare una pausa golosa nella sala da tè (aperta da maggio a novembre) o uno spuntino all’insegna del fresco e fatto in casa sulla terrazza con vista sui tetti del villaggio, le Dentelles de Montmirail, il Monte Ventoux e il Comtat Venaissin. Poi, una volta rifocillati, vale la pena di dare uno sguardo alla mostra “Regards” dell’artista pittore Sandrot, in programma fino al 31 dicembre.

Vista dallo Château du Barroux, con il Mont Ventoux sullo sfondo.jpg

Château du Barroux
La Garenne, 84330 Le Barroux
Da maggio a fine settembre, 10:00-18:00
Da ottobre a dicembre e da febbraio d aprile, 10:00-13:00 e 14:00-18:00
Gennaio: chiusura annuale
+33 (0)6 59 13 13 21
contact@chateaudubarroux.com

Prima di partire per Le Barroux e il Ventoux

Tutto, ma proprio tutto, sulla zona di Carpentras e del Monte Ventoux sul sito ufficiale della destinazione turistica Ventoux-Provence o, di persona, presso l'Office de Tourisme Intercommunal Ventoux-Provence, 374 Av. Jean Jaurès, Carpentras (+33 (0)4 90 63 00 78). Tante altre idee per visitare il dipartimento sul sito Vaucluse Provence e su ExploreFrance™.

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