Stai leggendo

Van Gogh, l'inverno dell'anima

Van Gogh, l'inverno dell'anima

Dato che qui l’inverno continua, lasciatemi tranquillamente continuare il mio lavoro.

Abbiamo già detto di quanto l’arte di Van Gogh si sia espressa non solo con i pennelli e i colori, ma anche con la penna attraverso la corrispondenza quasi quotidiana con il fratello Theo.

In una lettera del 28 gennaio 1889 scritta ad Arles, dove risiede stabilmente da quasi un anno, scrive:

Dato che qui l’inverno continua, datemi retta e lasciatemi tranquillamente continuare il mio lavoro, e se sarà quello di un pazzo tanto peggio

Data la sua sottilissima sensibilità, non ci sarebbe da stupirsi se l’inverno a cui fa cenno non fosse solo quello della stagione, ma anche un inverno dell’anima.

Ricordiamo, infatti, che in ottobre Gauguin lo aveva raggiunto in Provenza, dove Vincent voleva fondare una comunità di pittori del sud. Ma il sodalizio non funzionò. I dissensi erano sia di tipo artistico, per gusti totalmente diversi, sia per motivi ambientali. Infatti Gauguin non si mostrò mai entusiasta di Arles, anzi. Pare che abbia confidato all’amico Schuffenecker che “Ad Arles mi sento un estraneo, trovo tutto piccolo e povero, il posto e le persone”.

Paul Gauguin, Van Gogh mentre dipinge girasoli, 1888, olio su tela, Van Gogh Museum, Amsterdam

Si generavano, pertanto, frequenti tensioni. Il 23 dicembre l’escalation dei loro conflitti condurrà all’episodio del taglio dell’orecchio, che si concluderà alla vigilia di Natale con il ricovero di Van Gogh in ospedale, da cui sarà dimesso il 7 gennaio 1889. Theo si recherà precipitosamente da lui e lo assisterà con grande preoccupazione.

Tuttavia Vincent si mostra molto ottimista, data la repentina (e ahimè illusoria) guarigione. Sempre nella stessa lettera scrive, infatti:

Sapevo che ci si poteva rompere braccia e gambe e che dopo si poteva guarire, ma ignoravo che ci si potesse rompere la testa cerebralmente e che se ne potesse pure guarire

Ma la sua passione per la pittura, anche in questi momenti critici, non si affievolisce.

Quando sei venuto a trovarmi devi aver notato nella stanza di Gauguin due quadri da trenta con i girasoli: sto dando gli ultimi tocchi a delle copie assolutamente equivalenti e uguali. Credo di avertelo già detto che ho anche un quadro di Berceuse, proprio quello al quale stavo lavorando quando è sopraggiunto il male. Anche di questo ho due schizzi

Una donna vestita di verde con capelli arancione si stacca su uno sfondo verde con fiori rosa. E gli acuti diversi del rosa crudo, dell’arancione crudo e del verde crudo vengono attutiti dal bemolle dei rossi e dei verdi

Mi immagino questi quadri proprio di fronte a quelli dei girasoli, che costituiscono con essi dei lampadari o candelabri di pari grandezza, e il tutto così costituito si compone di sette o nove tele

Nonostante la sua salute malferma, Van Gogh non demorde dal fare progetti per il suo lavoro, immergendosi in quella natura splendida che lo ha catturato.

Ora, continuando il lavoro senza sosta, in febbraio o in marzo spero di terminare le copie di un numero di studi eseguiti da me solo. E queste, insieme ad alcuni quadri che hai già, come la Mietitura e il Frutteto bianco, formeranno probabilmente una base solida

Franca Grosso

Van Gogh, Lettere a Theo, Guanda