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Quell'amicizia antica tra Cuneo e Barcelonnette

Quell'amicizia antica tra Cuneo e Barcelonnette

Valle dell’Ubaye e Cuneese: dove la Storia traccia confini e le storie li cancellano. Anzi, se li mangiano in un boccone.

Se una caratteristica importante per un amministratore locale deve essere conoscere il territorio, Pierre Martin-Charpenel – sindaco di Barcelonnette – dovrebbe rimanere in carica a vita. Lui il territorio, le “sue” valli, le “sue” montagne – da una parte e dall’altra del confine – le conosce palmo a palmo e conosce la storia di chi, quelle valli e quelle montagne, le ha percorse nel tempo. Storia di emigrati (da Barcelonnette nel 1800 sono partiti in tanti, soprattutto per il Messico) e di immigrati (in gran parte italiani) che hanno contribuito con il loro lavoro allo sviluppo economico di questa valle.

Il Municipio di Barcelonnette

Ma anche, tra Piemonte e Alpi di Alta Provenza, una pluricentenaria rete di scambi commerciali. Antico e rinomato il commercio della seta: dall’Italia partivano i bachi per Barcellonette, dove si filava la seta che poi veniva avviata a Lione per produrre i pregiati tessuti.

Quell’amicizia che la guerra non ha cancellato

Sentir parlare Pierre Martin-Charpenel, in una serata piovosa, circondati dalle montagne ancora innevate perché quest’anno la bella stagione tarda a venire, è un piacere di sapore familiare; il suo è un racconto d’amore.

Le cime innevate della valle dell'Ubaye

Nella valle dell’Ubaye  i “cugini d’oltralpe”, come a volte chiamiamo i francesi, sono padri, fratelli, nipoti: perché il confine, lì, non c’è mai stato. E anche quando la guerra tramutò d’improvviso i dirimpettai in “nemici”, i legàmi rimasero intatti e furono tanti – ricorda il sindaco di Barcelonnette – gli episodi di reciproca solidarietà tra soldati e tra civili.

Storia e storie tra le pagine di un libro

Molto interessante, a proposito di storie di vita vissuta a cavallo della frontiera, il libro Histoires vécues en Ubaye, al quale Pierre Martin-Charpenel ha collaborato, che racconta proprio storie di donne e uomini della valle nel difficile periodo della guerra (1939-1945). E che, naturalmente, trasuda di Italia. Nel 2009, poco dopo la pubblicazione francese, Libribianchi Edizioni di Milano ne curò l’edizione in lingua italiana che prese il titolo La nostra guerra.

Osservatorio del comando in direzione di Combe Brémont - Dal volume Histoires vécues en Ubaye

Oggi il via vai da “Coni” (loro Cuneo la chiamano così) ha, per fortuna, altri scopi e altri significati. Tanto turismo – come ci spiega Draguy Vojvodanovic, direttore di Ubaye Tourisme – e tante iniziative comuni. Anche Draguy Vojvodanovic, che è stato la nostra preziosa guida, in qualche modo è un immigrato (il suo cognome lascia pochi dubbi), ma l’attenzione e l’interesse con cui ci parla di questi posti è qualcosa che va al di là della mera professionalità: è evidente che la valle, con i suoi colori e i suoi profumi,  ha rapito anche lui.

J’ai deux amours

Lasciate le nostalgie del passato, la conversazione con monsieur le maire assume contorni golosi. “J’ai deux amours”, cantava l’immortale Josephine Baker, e i due amori golosi di monsieur Pierre Martin-Charpenel sono – non a caso uno al di qua uno al di là del confine - il “suo” genepy  (il liquore che prende il nome dalla pianta aromatica tipica delle alpi occidentali) e i “nostri” cuneesi (i famosissimi cioccolatini al rhum originari di Cuneo). Sono certo che bendato, come in una vecchia pubblicità di whisky, monsieur Martin-Charpenel saprebbe riconoscere decine di sfumature e produttori di genepy e di cuneesi.

Un matrimonio in pasticceria

Se manca ancora qualcosa a questo matrimonio d’amore (e di gusto) franco-italiano, ecco cosa potrebbe essere: i “cuneesi al genepy”. Ma mai dire mai. E allora, la mattina seguente andiamo insieme, il sindaco, Draguy Vojvodanovic e noi, a trovare Nicolas Padiou, uno dei più accreditati maestri pasticceri di Barcellonette e delle Alpi di Alta Provenza.

La Maison Padiou a Barcelonnette

Quella che arriva dal primo cittadino di Barcellonette al titolare della Maison Padiou non è certo un’imposizione dell’autorità, ma un invito molto molto caloroso: sperimentare i cuneesi al genepy.

È un momento solenne, mancano le note della Marsigliese e dell’Inno di Mameli, ma è come se ci fossero. L’impegno è preso e noi di inProvenza promettiamo di tornare a fine estate per assaggiare questa delizia senza confini.

Maurizio Tucci
P. Martin-Charpenel, D. Vojvodanovic e N. Padiou alle prese con i cuneesi