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Provenza, terra di amor cortese. Bei tempi...

Provenza, terra di amor cortese. Bei tempi...

Trovatori, giullari e menestrelli: la Provenza tra letteratura, musica e poesia.

Provenzale o lingua d’oc? All’origine della lingua francese c’è stato il provenzale, che comprendeva i dialetti di Provenza, Linguadoca, Guascogna, Périgord, Limosino, Alvernia. Detto anche lingua d’oc, che in epoca medievale era conosciuta anche come occitana. Era questa la lingua usata per i componimenti della poesia dei trovatori.

È il primo passo per l’affermarsi di una lingua che, allontanandosi dalle lingue colte (latino, greco) si esprime in volgare, e da qui l’origine della lirica moderna. I poeti provenzali avranno un influsso notevole su tutta la lirica d’arte non solo francese ma anche di altre nazioni, prima tra tutte l’Italia, con la Scuola Siciliana, e in generale su tutta la lirica amorosa.

I trovatori, maestri di poesia e musica

Fiorì nei secoli 12° e 13° in una forma detta “canzone” composta di strofe o stanze con uno schema rigido di rime e da una ragione musicale. Della poesia dei trovatori restano importanti documenti sia letterari che musicali (oltre 260 melodie).

Le prime tracce di questi componimenti sono alcuni frammenti di attribuzione incerta o anonima. Certe le origini, invece, dei componimenti di Guglielmo IX di Poitiers, duca d’Aquitania (1071-1126). Questi, anche se ebbe un certo rilievo storico come condottiero di crociata, è meglio conosciuto come il primo vero trovatore. Di lui, infatti, ci è giunta una decina di composizioni di argomento per lo più amoroso e cavalleresco.

Di buona fama anche Bernart de Ventador (ritenuto da alcuni figlio illegittimo di Guglielmo IX) che fu dapprima al servizio nella corte di Montuclon, poi in Inghilterra presso Eleonora d’Aquitania, e poi al servizio di Raimondo V di Tolosa.

Tra giullari e menestrelli, si diffondono le Chansons de geste

Ma un ruolo non secondario avranno anche i giullari, cantastorie che tra il 9° e il 13° secolo, solevano divertire il pubblico con canti, suoni, danze e recitazioni. Dal 12° sec. diventano autori in proprio ampliando il loro repertorio buffonesco con altri di contenuto letterario, contribuendo a diffondere le Chansons de geste. Quando questi venivano accolti presso una corte divenivano menestrelli. Famosi furono Cercamon e Marcabruno.

In genere, comunque, i trovatori appartengono a tutti i ceti sociali, ma più frequentemente alla nobiltà povera; frequentano le corti dei signori prevalentemente nelle regioni meridionali della Francia, ma anche in quelle confinanti dell’Italia e della Spagna.

In Italia le corti del Monferrato, di Savoia, Lunigiana, Ferrara, Verona, Padova accolsero i trovatori occitani e li protessero, contribuendo così alla diffusione della poesia provenzale. Il più famoso trovatore italiano è Sordello celebrato anche da Dante nel Purgatorio. Ma ci sono citazioni di altri trovatori anche nel De vulgari Eloquentia.

Provenza, terra di amor cortese

La poesia provenzale è anche strettamente connessa (perché da qui le sue origini, nelle corti appunto) alla concezione di amor cortese che tanta parte avrà anche nell’ispirazione di poeti italiani. Questo genere d’amore è un’esperienza ambivalente che oscilla tra dolore e piacere, tra angoscia ed esaltazione, contribuendo a diffondere il mito della donna amata come essere superiore e distante. L’amore per questa come devozione assoluta, l’amante come vassallo fedele e sottomesso che viene nobilitato mediante la sofferenza d’amor. Bei tempi…