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La crociata dei bambini

La crociata dei bambini

Una storia dimenticata dove Marsiglia è il punto d’arrivo, o forse di partenza…

Marsiglia è un universo dalle infinite sfaccettature che ricompensa sempre chi vagabonda col naso per aria. Anche durante la visita della Basilica di Notre Dame de la Garde, un “must” del capoluogo della Provenza, può capitare di imbattersi in qualcosa che non tutti notano e che può suggerire storie dimenticate. Nostra Signora della Guardia domina la città dall’alto di una collina ed è rivolta verso il mare perché la Bonne Mère, come viene chiamata dai marsigliesi, possa svolgere più facilmente il suo compito di guardiana e protettrice dei marinai.

Marsiglia, Notre Dame de la Garde, esterno

Non appena entrati si viene abbagliati dagli splendidi mosaici su fondo dorato che decorano la volta e la cupola.

Lo sguardo fatica ad abituarsi alla penombra ma è impossibile non notare una moltitudine di ex-voto alle pareti, quadri che raffigurano navi in balìa dei marosi o in procinto di schiantarsi sugli scogli. Quello che è invece più difficile da notare sono i modellini di velieri e vascelli appesi alla volta e legati fra loro da cordicelle. Ricordano le famose sculture mobili di Calder e sono un modo inconsueto di manifestare la devozione e il ringraziamento alla Bonne Mère per aver soccorso i marinai salvandoli dal naufragio.
Marsiglia, modelli di velieri e vascelli appesi alla volta di Notre Dame de la Garde

I bambini che volevano salvare Gerusalemme

La storia che vogliamo ricordare appartiene a un lontano passato, più di otto secoli sono trascorsi da allora e Notre-Dame-de-la-Garde sarebbe stata costruita solo nel 1853. Col tempo verità e leggenda si sono unite inestricabilmente e gli avvenimenti di quei giorni sono ancora oggi oggetto di discussione fra gli storici.

Circa idem tempus pueri sine rectore sine duce de universis omnium regionum villis et civitatibus versus transmarinas partes avidis gressibus  cucurrerunt, et dum quaeretur ab ipsis quo currerent, responderunt: “ Versus Jherusalem, quaerere Terram Sanctam…"

Agli inizi del Milleduecento partirono dalla Francia e dalla Germania due spedizioni di bambini. Le cronache parlano di decine di migliaia e tutti credevano ciecamente alle parole del Vangelo: “lasciate i piccoli venire a me, e non glielo impedite perché il regno di Dio appartiene a chi è come loro” (Luca, 18:16), “una fede grande quanto un grano di senape può muovere una montagna” (Matteo, 17:20). Confidavano fiduciosi di poter attraversare il mare a piedi asciutti. Felici e inconsapevoli si avviarono verso i porti del Sud della Provenza. I miracoli previsti però non avvennero. Dio permise che la colonna francese fosse catturata da mercanti di schiavi e venduta in Egitto. La tedesca si perse in territori inesplorati e fu distrutta dalle pestilenze. Quo devenerint ignoratur. Si dice che ne sia rimasta eco nella tradizione del Pifferaio Magico.

Stephane, pastorello predicatore

Era una giornata di maggio del 1212 quando arrivò a Saint Denis, dove Re Filippo II di Francia teneva la sua corte, un pastorello di nome Stephane che diceva di venire da un villaggio dell’Orléans chiamato Cloyes-sur-le-Loir. Aveva dodici anni e recava con sé una lettera che, affermava, gli era stata consegnata da Cristo in persona mentre conduceva al pascolo le sue pecore. Nela lettera gli veniva chiesto di predicare una nuova crociata per liberare il Santo Sepolcro. Re Filippo non gli diede particolare ascolto e gli raccomandò di tornare a casa ma il ragazzo vedeva ormai se stesso come un condottiero che sarebbe riuscito dove gli adulti avevano fallito. Stephane non ascoltò il Re e cominciò invece a predicare davanti all’abbazia di Saint Denis, alle porte di Parigi, annunciando che avrebbe capeggiato una spedizione per riscattare l’intera cristianità.

Parigi, basilica di Saint Denis, timpano del portale nord - Foto Myrabella - Wikimedia Commons

Aveva il dono di un’eloquenza straordinaria: non servivano armi perché solamente alla loro vista gli infedeli si sarebbero convertiti e i mari prosciugati per farli passare come quando Mosè attraversò il Mar Rosso. Ragazzi ma anche fanciulle e bambini accorrevano innumerevoli alla sua chiamata e ben presto Stephane cominciò a viaggiare per tutta la Francia mentre i suoi seguaci convertivano altri giovani a partecipare all’impresa.

I piccoli profeti in marcia verso Marsiglia

Solo un mese più tardi, verso la fine di giugno del 1212, il piccolo esercito disarmato si raggruppò a Vendôme: i contemporanei parlarono di trentamila, forse cinquantamila bambini, dei quali nessuno era maggiore di dodici anni. Molti di loro erano semplici contadini i cui genitori, in molti casi, li avevano lasciati partire per avere una bocca in meno da sfamare ma vi erano anche ragazzi di famiglie nobili fuggiti di casa per seguire Stephane e i suoi “piccoli profeti”, così chiamati dai cronisti del tempo. La città non poteva contenerli tutti e si accamparono in aperta campagna. Dopo aver ricevuto la benedizione ed essersi accomiatati dagli ultimi addolorati genitori, la spedizione partì verso Marsiglia seguendo la strada prima per Tours, poi per Lione. Quasi tutti viaggiavano a piedi ma Stephane ebbe per sé un carro decorato con un baldacchino per proteggerlo dal sole mentre al suo fianco cavalcavano ragazzi di nobile nascita, abbastanza ricchi da possedere un cavallo. I suoi compagni lo trattavano come un santo e raccoglievano ciocche dei suoi capelli e frammenti dei suoi vestiti come preziose reliquie.

Un viaggio difficile, senza la mano di Dio

Fu un viaggio difficile dove già agli inizi non apparve la mano di Dio: per il cibo si affidavano alla carità ma quell’anno l’estate fu eccezionalmente calda e la siccità aveva lasciato ben poche risorse. Molti bambini morirono lungo il cammino e altri si dispersero cercando di tornare alle loro case ma alla fine la crociata dei “piccoli profeti” giunse fino a Marsiglia, dove gli abitanti li accolsero gentilmente alloggiandone in casa una buona parte mentre i restanti dormirono per strada. La mattina seguente si precipitarono al porto per vedere il mare aprirsi davanti a loro e la delusione fu grande quando il miracolo non accadde. Anzi, quel giorno il mare era in burrasca e alcuni bambini si rivoltarono contro Stephane sostenendo di essere stati traditi. La maggioranza però rimase in riva al mare aspettando ogni mattina che Dio si impietosisse. Le autorità, preoccupate di dover provvedere al sostentamento di quella folla, cercarono il modo di facilitare la partenza dei fanciulli e due mercanti di Marsiglia, Ugo il Ferro e Guglielmo il Porco, offrirono delle navi per trasportarli gratuitamente in Palestina in nome della gloria di Dio. I mercanti affittarono sette vascelli, i bambini salirono a bordo e si spinsero in alto mare.

I traditori di bambini

Passarono diciotto anni prima che se ne avesse qualche notizia, solo nel 1230 tornò in Francia dall’Oriente un prete che raccontava una storia insolita: aveva accompagnato Stephane a Marsiglia per poi imbarcarsi su una delle navi procurate dai mercanti. Dopo pochi giorni di navigazione la flotta fu colta da una tempesta e due delle navi fecero naufragio sull’isola di San Pietro in Sardegna.

Scogliere dell'isola di San Pietro, Sardegna - Foto Sandrino - Wikimedia Commons

Eccetto lui, tutti erano annegati. Le cinque navi superstiti si trovarono ben presto circondate dalla flotta saracena e i fanciulli scoprirono di essere stati traditi da Ugo il Ferro e Guglielmo il Porco per essere venduti agli infedeli. Sbarcati sulla costa algerina molti di loro furono subito comprati all’arrivo e trascorsero il resto della vita in schiavitù. Altri, fra cui il giovane prete, vennero condotti in Egitto dove gli schiavi franchi avevano un prezzo più alto e la maggior parte fu comprata dal governatore di Alessandria per lavorare nelle sue proprietà. Secondo il prete circa settecento di loro erano ancora vivi. Un altro gruppo fu condotto al mercato degli schiavi a Bagdad dove diciotto subirono il martirio per aver rifiutato di convertirsi all’islamismo.

Alla corte di Al-Kamil, saggio sovrano d'Egitto

Più fortunati furono i giovani preti e quei pochi che sapevano leggere e scrivere. Il sovrano dell’Egitto, Al-Kamil, era uno studioso di lingue e letteratura occidentale e li tenne con sé come interpreti, maestri e segretari senza cercare di cambiare la loro fede. Essi vissero al Cairo in una confortevole schiavitù e alla fine solo a questo prete fu concesso di tornare in Francia. Ai genitori dei suoi compagni che lo interrogavano raccontò tutto quello che sapeva, poi scomparve per sempre. Un racconto posteriore identificava i due malvagi mercanti di Marsiglia con due commercianti che furono impiccati pochi anni dopo per aver tentato di rapire l’Imperatore Federico per conto dei saraceni; cosicché alla fine essi avrebbero pagato il fio dei loro delitti.


Volete saperne di più sulla vicenda dei piccoli profeti? La racconta Marcel Schwob in La crociata dei bambini . L'edizione cartacea più recente, di SE, non è facile da trovare, ma esiste una versione e-book proposta da Faligi Editore.