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Italiane in Provenza: immigrazione femminile e lavoro

Italiane in Provenza: immigrazione femminile e lavoro

I lavori delle donne italiane in Provenza e Costa Azzurra, dall’industria tessile alla profumeria.

Dalla seconda metà del 1800 alla fine degli anni ‘60, il primato delle migrazioni in Francia va senza dubbio all’Italia. E la Provenza è una delle mete privilegiate dai flussi migratori dallo Stivale all’Esagono, anche per ragioni evidenti di vicinanza: fino alla Seconda Guerra Mondiale, infatti, a partire per attraversare il confine sono soprattutto piemontesi, lombardi, emiliano-romagnoli e toscani (una tra le altre, la famiglia di Yves Montand).

Fine '800: le donne italiane accorciano le distanze

Per più di un secolo e mezzo, sono principalmente gli uomini a varcare il confine dall’Italia alla Provenza in cerca di futuro. Eppure, verso la fine del 1800 la distanza numerica tra i due sessi si accorcia in misura significativa. Da un lato il fenomeno migratorio, prima tipicamente ‘individuale’, tende a coinvolgere sempre più intere famiglie. Dall’altro, cominciano a svilupparsi ondate migratorie legate a professioni per cui le donne, e le italiane più di altre, sono particolarmente apprezzate.

Il riferimento al ‘mestiere più antico del mondo’ è fin troppo facile, e le testimonianze della tratta di giovani destinate alla prostituzione sono innegabili. Ma vi sono anche ambiti professionali decisamente non equivoci in cui la manodopera femminile italiana è privilegiata.

Brasserie des Palmiers, Marsiglia © Paris, Musée national de l'histoire de l'immigration

Da Marsiglia a Grasse, tra tessuti e profumi

Marsiglia rappresenta un caso emblematico. In un primo tempo, la figura più rappresentativa dell’immigrazione italiana al femminile è quella della portereis, la donna che scarica le arance o altre merci dalle imbarcazioni del porto; le genovesi sono note per l’agilità con cui trasportano pesanti fardelli sulla testa. Ma poco a poco si affermano altre figure molto più qualificate: le italiane, ad esempio, sono spesso la componente più numerosa della forza lavoro femminile nelle industrie tessili.

Altro luogo simbolo dell’immigrazione in rosa dal Bel Paese è Grasse, dove alla fine del XIX secolo le italiane sono più numerose dei loro compatrioti. Ad accoglierle è l’industria profumiera che le impiega nella selezione delle rose.

Nella stessa epoca, le italiane sono particolarmente richieste dalle famiglie della borghesia dei centri urbani per le attività domestiche: non avere in casa una balia piemontese, ad esempio, è irrimediabilmente out.