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Scott e Zelda Fitzgerald: gli anni folli della Costa Azzurra

Scott e Zelda Fitzgerald: gli anni folli della Costa Azzurra

La parabola francese della lost generation, dagli anni folli alla crisi del ’29.

Belli, innamorati, apparentemente spensierati: la coppia icona dell’età del jazz. È questa l’immagine che abbiamo di Francis Scott e Zelda Fitzgerald, riproposta da Woody Allen nel suo Midnight in Paris: feste, musica, stramberie. E una folle urgenza di vivere.

Un treno per la Riviera francese

In superficie, una mescolanza improbabile di idealismo e ricchezza che diventa mito; in agguato, la decadenza, lo scetticismo, i problemi economici, la malattia di lei. Sullo sfondo, la Ville Lumière e i suoi anni più folli.

È da qui, da Parigi, che i Fitzgerald salgono su un treno che li porta a Hyères: l’estate del 1924 è appena cominciata. Scott, che ha già all’attivo Di là dal paradiso e Belli e dannati e ha messo in cantiere Il Grande Gatsby, è catturato dal fascino dei luoghi. È deciso: restano qui.

“Think how you love me,” she whispered. “I don’t ask you to love me always like this, but I ask you to remember.
Somewhere inside me there’ll always the person I am tonight.”

A Hyères la coppia posa i bagagli al Grimm’s Park Hotel, ma presto si sposta a Villa Marie, sulle alture di Saint Raphael: Scott è in cerca di calma per finire il suo romanzo, Zelda, che di calma ne ha fin troppa, si concede una relazione extraconiugale: è crisi. Si rifanno le valigie, i Fitzgerald chiudono casa e salgono in macchina: l’Italia li aspetta.

La meta, al ritorno in Francia, è Cap d’Antibes, dove Zelda e Scott diventano inseparabili di un’altra coppia, Gerald e Sara Murphy, ricchi americani e animatori instancabili della buona società. Di lì a poco, grazie allo scrittore, a sua moglie e ai loro amici, Juan-les-Pins entrerà nella leggenda.

È l’avanguardia della generazione perduta – gioventù disincantata e artisti sui quali la Grande Guerra ha lasciato il segno – che si lascia prendere dal Sud della Francia e si inventa la Costa Azzurra.

L’intonaco rosa dell’Hôtel du Cap

Scott e Zelda sbarcano all’Hôtel du Cap: i Murphy hanno persuaso il proprietario a tenere aperto anche a stagione finita, cioè... d'state! Gli amici che li raggiungono sono tanti, si fatica a contarli.

Scriverà Scott: « Sulla bella costa della riviera francese, a mezza strada tra Marsiglia e il confine italiano, sorge un albergo rosa, grande e orgoglioso. Palme deferenti ne rinfrescano la facciata rosata, e davanti a esso si stende una breve spiaggia abbagliante… […] Un piccolo clan di persone eleganti e celebri l’ha scelto recentemente per passarvi l’estate» (1).

In comune hanno l’infatuazione per la Costa Azzurra, ma sarà John Dos Passos, diversi anni dopo, a rimarcare le distinzioni tra gruppi di diversa provenienza all’interno del ‘clan’: «I francesi e i britannici che frequentavano la Riviera in inverno sarebbero morti piuttosto di farsi vedere lì in estate. Il posto gli sembrava troppo caldo. Ma a noi, americani, la temperatura sembrava perfetta, i bagni deliziosi, e Antibes era il piccolo porto provinciale e incontaminato che avevamo sognato di scoprire. Il culto per il sole cominciava appena» (2).

Tenera è la notte, copertina

Stupire per sentirsi vivi

Sedotti dalla spiaggia e dal paesaggio, i Murphy finiscono per comprar casa sotto il faro; la chiamano “Villa America”.

Per Scott e Zelda, Gerald e Sara sono l’incarnazione di ciò essi stessi avrebbero sempre voluto essere: belli, ricchi, inossidabili. I gesti esuberanti ed eccentrici per stupire gli amici e rinnovarne l’ammirazione si moltiplicano: una notte Zelda, con addosso solo uno slip, si lancia più volte nel mare, tra le rocce, dal punto più alto della piattaforma di Eden Roc.

Nella primavera del 1926, i Fitzgerald scelgono di abitare a villa Saint Louis (pronta, nel ‘29, a trasformarsi nell’Hôtel Belles Rives), a un centinaio di metri dal Casino di Juan-les-Pins. Quasi subito la lasciano per assecondare quel senso insopprimibile d'irrequietezza che non li abbandona mai: si spostano a villa Paquita, la stessa che più tardi accoglierà Ernest Hemingway.

“They were still in the happier stage of love. They were full of brave illusions about each other, tremendous illusions, so that the communion of self with self seemed to be on a plane where no other human relations matter.”

Intanto arriva l’estate, l’Hôtel du Cap è al gran completo. Scott lo ricorderà come «il posto sognato … […] per evadere dal mondo».

Quando il mondo cade a pezzi

Ma gli anni folli sono già in declino: il mondo cade a pezzi e i Fitzgerald con lui.

Scott ne è consapevole. E se, raccontando l’ingresso della Costa Azzurra nella leggenda, definirà il periodo dal 1926 al 1929 “i grandi anni del Cap d’Antibes”, ammetterà che già verso il ’29 da quelle parti si finiva per incontrare un po’ di tutto: “Nel più straordinario paradiso che potevano trovare i nuotatori nel Mediterraneo, nessuno nuotava più, tranne quelli che si tuffavano … […] per smaltire i postumi delle loro sbornie».

È la fine di un’epoca, stravagante e felice.

Simona Mazzolini

1. Francis Scott Fitzgerald, Tenera è la notte, 1934
2. John Dos Passos, La Bella Vita, 1961