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L'uomo che piantava gli alberi, manifesto ambientalista di Jean Giono

L'uomo che piantava gli alberi, manifesto ambientalista di Jean Giono

Jean Giono, come si valutano le qualità di un uomo

Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l’idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio d’errore, di fronte a una personalità indimenticabile*

Così l’autore Jean Giono descrive l’unicità caratteriale del protagonista del suo L’uomo che piantava gli alberi.

Scritto nel 1953 per un concorso della rivista americana Reader's Digest, il racconto allegorico non fu poi selezionato perché i giudici espressero diversi dubbi sulla veridicità dei fatti raccontati, a partire dall’esistenza stessa del protagonista.

Il racconto di Giono verrà comunque pubblicato sulla rivista americana Vogue con il titolo The Man Who Planted Hope and Grew Happiness e successivamente apparirà in Francia per la prima volta nel 1973, nella Revue Forestière Française.

L’uomo che piantava gli alberi: spoiler

La storia ha inizio quando, nel 1913, il giovane narratore intraprende un'escursione a piedi sulle pendici provenzali delle Alpi. Si ritrova senza più scorte d'acqua in una vallata deserta e senza alberi, dove cresce solo lavanda selvatica, e senza alcun segno di civilizzazione, eccetto un villaggio ormai abbandonato con strutture diroccate e la fonte secca. Il ragazzo incontra un pastore assieme al suo gregge di pecore che gli offre dell'acqua della sua borraccia. L’uomo viene descritto come un individuo piuttosto silenzioso e riservato, ma ciononostante ospita il narratore in casa sua. Il giorno seguente il giovane lo segue esaminando attentamente lui e le sue attività: scopre che pianta ogni giorno 100 ghiande.

Sorprendentemente il vecchio gli racconta la sua storia: divenuto vedovo, ha deciso di migliorare il luogo desolato in cui vive facendovi crescere una foresta, un albero per volta. Il suo nome è Elzéard Bouffier, ha cinquantacinque anni, si è ritirato sui monti e ha piantato in tre anni 100mila ghiande. Si aspetta che ne nascano 100mila querce.

Successivamente il narratore parte e combatte come soldato di fanteria nella prima guerra mondiale. Dopo il congedo, nel 1920, ritorna nello stesso luogo, precedentemente deserto e in decadenza, e si sorprende alla vista della trasformazione del paesaggio: alberi ormai alti, querce ma anche faggi e betulle nelle zone più umide, acqua che scorre nuovamente nei ruscelli una volta secchi e la foresta che ha raggiunto ormai un'estensione di 11 km. Ritrova anche il pastore, divenuto apicoltore, e continua a fargli visita ogni anno.

L’uomo che continuava a piantare gli alberi

Elzéard Bouffier non smette di piantare alberi e negli anni successivi la foresta continua a estendersi. Le popolazioni vicine si accorgono della trasformazione, ma la attribuiscono a fattori naturali. 15 anni più tardi la nuova foresta viene visitata da una delegazione del Governo e viene messa sotto la protezione dello Stato.

Dopo la seconda guerra mondiale, in seguito alla metamorfosi del paesaggio, anche il villaggio abbandonato viene nuovamente popolato e sorgono nuove fattorie e coltivazioni nei dintorni. La gente in zona deve gran parte della sua felicità a Elzéard Bouffier.

Il racconto si conclude con la notazione della sua morte serena in una casa di riposo nel 1947.

L’umanesimo ambientalista di Jean Giono

A 70 anni dalla pubblicazione, L’uomo che piantava gli alberi ha lasciato un’impronta considerevole, oltre che per le qualità narrative di Jean Giono, per la rilevanza e l’attualità del tema trattato. Tradotto in termini contemporanei, il filo conduttore della narrazione è quello dello sviluppo sostenibile.

La sensibilità ambientale di Elzéard è tale da spingerlo a iniziare un percorso di riforestazione della sua regione. La scelta dell’ambientazione, per di più, non è casuale: cresciuto a Manosque, nelle sue opere Giono descrive spesso i paesaggi, la popolazione e la vita della Provenza. Il suo rapporto con l'ambiente, il suo passato, la sua partecipazione come coscritto alla prima guerra mondiale, insieme all'esodo rurale a cui ha assistito nell'entroterra provenzale, lo hanno portato a questo lavoro ambientalista.

Attraverso la storia di Elzéard Bouffier, l’autore evidenzia l’essenziale bisogno di un’azione migliorativa dell’uomo sul suo habitat e prova che la generosità e la determinazione costante non sono qualità vane.

L’uomo che piantava gli alberi contiene valori morali che possono ispirare il lettore ad attivarsi nella salvaguardia del pianeta e per il bene comune, oltre che per quello personale: l’altruismo passa anche per l’individualismo.

Il racconto diventa un manifesto ecologico: spicca quindi un forte spirito umanistico.

Dal libro al film

Diffuso in tutto il mondo, il testo de L’uomo che piantava gli alberi è stato anche adattato in un film d'animazione nel 1987 dal regista Frédéric Back, a sua volta membro fondatore della Society to Overcome Pollution e della Quebec Society for the Defense of Animals.

Back decise di utilizzare il racconto per promuovere l’azione ambientale e riscosse un enorme successo: nella versione inglese, il racconto è narrato da Christopher Plummer; nella versione francese è Philippe Noiret a raccontare la storia di Jean Giono.

In versione video, L'uomo che piantava gli alberi ha vinto più di quaranta premi in tutto il mondo. Tra gli altri, ha ricevuto anche il Gran Premio all'Annecy International Animation Film Festival nel 1987 e l'Oscar per il miglior cortometraggio assegnato dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences di Los Angeles, Stati Uniti, un anno dopo.

Klea Huli - Redazione junior

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